LA RICORRENZA della festività di San Matteo Apostolo che come noto si venera nel convento a quel santo dedicato presso San Marco in Lamis, ha avuto quest’anno una solennità particolare: la statua dell’Apostolo Matteo è tornata a troneggiare nella nicchia che sovrasta l’altare della chiesa del convento, dopo due anni di assenza a causa degli interventi di restauro cui è stata sottoposta nel laboratorio di conservazione e restauro di opere d’arte di Maria Elena Lozupone di San Severo. Il rientro nel suo santuario è stato naturalmente motivo di grande festa e di sentita commozione per i fedeli che hanno affollato la chiesa: il santuario di San Matteo con quello di San Michele di Monte Sant’Angelo, rappresentano il riferimento storico della religiosità garganica completato con il più moderno santuario di San Pio di San Giovanni Rotondo.
PARTICOLARMENTE attesa la relazione della restauratrice Lozupone «la cui accurata opera – ha annotato padre Stefano De Luca, bibliotecario del convento – ha evidenziato diverse novità e precisazioni destinate a segnare un punto di svolta nella determinazione della genesi di quella statua. Un’opera d’arte – ha aggiunto – decisamente problematica dal momento che neanche tra gli esperti d’arte non c’era accordo in merito alla cronologia e alla impostazione stilistica della statua». Nessun dubbio invece sul fatto che la statua che si venera come San Matteo, originariamente rappresentasse Cristo in maestà. Le incertezze sulla cronologia della statua sono state appianate dalle analisi diagnostiche sul legno eseguite dalla dottoressa Lozupone: la novità più rilevante dal punto di vista della Storia dell’arte, emersa dalle analisi eseguite, è quella riferita alla sua datazione stabilita nel XIV secolo, nell’arco temporale che va dal 1300 al 1360. La statua di Cristo e dunque di San Matteo, è da considerare un’opera medievale, segnatamente del periodo gotico e non di quello bizantino come era stato sostenuto.
UN’OPERA di assoluta originalità, quasi un unicum nel genere delle sculture lignee del Medioevo. Un’altra peculiarità propria della scultura lignea del Cristo-San Matteo è quella della posizione seduta in trono, una rarità nel panorama delle statue lignee del Medioevo. «Il Cristo del Santuario di San Matteo Apostolo – annota Padre Stefano – è un’opera di notevole rilevanza storica e artistica, la cui migliore conoscenza, garantita dall’attuale restauro, unita ai necessari e specifici approfondimenti storico artistici, accresce la nostra comprensione di un genere artistico, la scultura in legno, che nel Medioevo ebbe una fortuna immensa ma che purtroppo è giunta ai nostri giorni con molte lacune e distruzioni».
MA QUANDO avvenne la trasfigurazione da Cristo a San Matteo? Anche qui il gioco delle date storiche che determinano il cammino del santuario all’ombra del Celano che domina la valle di San Marco in Lamis, offrono spunti diversi. Fa Fede la data scritta sul libro che regge San Matteo: 1596, diciotto anni dopo l’affidamento del monastero ai frati Minori osservanti. E pare che fu un monaco, rimasto ignoto, a dare alla statua di Cristo le sembianze di San Matteo mettendo nella mano destra la penna con la quale l’apostolo ha scritto il suo Vangelo retto dalla mano sinistra.
Michele Apollonio