SI ERA SPERATO che con il superamento della fase acuta della terribile pandemia da Covid 19, si potesse avere respiro per un ritorno alla normalità. Una pia quanto fondata speranza che è ben presto naufragata con lo scoppio della insensata guerra tra Russia e Ucraina, i cui riflessi collaterali si sono ripercossi sui Paesi dell’Europa costretti a misure restrittive i cui effetti disastrosi si riversano sulle popolazioni e di queste a patirne maggiormente sono le fasce marginali, più deboli, fragili.
UNA EMERGENZA che si aggiunge a quella ormai congenita in espansione, della povertà, delle persone marginali, bisognose di aiuto. Un aspetto piuttosto diffuso a Manfredonia che data da tempi lontani, espressione mortificante di una perdurante crisi economica che ha messo in ginocchio le opportunità lavorative con tutto quel che segue. È sintomatico che Manfredonia “vanti” una delle più numerose schiere di percettori di reddito di cittadinanza. Così come si va sempre più ingrossando l’esercito di manfredoniani che cerca fortuna altrove.
SOPPERISCONO non certamente in maniera esaustiva rispetto alla domanda, i Servizi sociali e gli apparati che fanno capo alla Chiesa. È significativo della presenza di condizioni estreme, che la Caritas diocesana abbia emesso un comunicato col quale annuncia che sono ripartiti servizi doccia e vestiario allestiti presso la Casa della carità in via dei Rovi, 1. A partire dal 27 prossimo, ogni martedì dalle 16,30 alle 18; nello stesso giorno e nello stesso orario, si possono donare indumenti «in buone condizioni» direttamente alla Casa della carità. Anche gli spacci alimentari predisposti da numerose parrocchie, hanno registrato un crescente afflusso di gente che chiede aiuto.
E SE per gente normale la situazione è difficile, non si immagina quale è quella di persone con disabilità talvolta anche gravi, nonché gli stessi anziani soli. Un ambito estremo cui ha volto le sue attenzioni l’Associazione di volontariato “SS. Redentore” emanazione della parrocchia della Croce, sita nella periferia ovest di Manfredonia. Fautore il carismatico compianto don Mario Carmone, inizia nel 1987 il lungo viaggio per aiutare i bisognosi attraverso varie attività. Tra queste la gestione di una mensa per i poveri che accoglie tutto l’anno e quotidianamente 35 bisognosi (alla sera provvede la Caritas diocesana). Ma l’assillo più pungente che ha affrontato è stato quello costituito dai disabili senza genitori. L’aspetto più mortificante della povertà.
L’IDEA creativa è stata quella di realizzare una “Casa famiglia per disabili”, ricavata non senza difficoltà e l’aiuto di tanti, da un ex asilo abbandonato. Inaugurata nel 2007 intitolata a don Mario Carmone, si è rivelata ben presto insufficiente tanto che con la sagace e accorta gestione del direttore Salvatore Coppolecchia, sono state acquistate (con un lungo mutuo) altre tre case nelle quali sono ospitati famiglie allo stremo che altrimenti rimarrebbero in mezzo alla strada. «Benché ci sia una grande disponibilità di alloggi liberi – rileva Coppolecchia – nessuno vuole fittarle anche a fronte di garanzie. Siamo stati costretti a mandare in albergo a nostre spese, donne che altrimenti sarebbero rimaste in strada».
UNA SITUAZIONE che tende a peggiorare ulteriormente. «Sono venuti meno – annota Coppolecchia – i riferimenti base che supportano una comunità. Il lavoro prima di tutto. Senza un reddito le famiglie sono allo sbando. Non mancano i benefattori, ma non possono sopperire ad una economia sempre più asfittica».
Michele Apollonio