Sono impresse nelle nostre menti le profonde e concrete parole proferite da Padre Franco Moscone, Vescovo di Manfredonia, al termine della processione in onore di Maria Santissima di Siponto lo scorso 31 agosto. Ha toccato alcuni temi che alla base hanno il concetto dell’ascolto di ciò che chiede costantemente la città, dando spazio alla parola dell’altro per la ricerca del bene comune per la costruzione di una corretta vita organizzata a livello civile ed ecclesiale. Esorta a dire basta e a ribellarsi ad un sistema sanitario che specula sulla sofferenza altrui, al mercato abitativo che approfitta delle necessità di dimora, alla guerra che distrugge l’aggregazione, la pace e la riconciliazione. L’invito accorato di Padre Franco è di “Alimentare la capacità di rialzarsi. Chi ama Manfredonia investe il proprio patrimonio non solo guardando al ristretto portafoglio individuale, ma allargando il proprio sguardo e progettualità al bene comune ed al progresso della propria città”. Invita a seminare, coltivare e far germinare, educando alla sensibilità ed alla carità sociale i ragazzi, i giovani, ascoltandoli quando sembrano fare silenzio o ribellarsi in forme autolesioniste. Non a caso affronta il tema della “burocrazia degli uffici pubblici” che hanno il dovere di risolvere i problemi non di crearli o di amplificarli. Troppo spesso il ruolo di servizio pubblico si trasforma in “servirsi dello stesso per crescere e diventare una casta chiusa inaccessibile e cieca, che difende unicamente il suo status di potere. La burocrazia deve svolgere la sua funzione di servizio, di strumento facilitatore della vita associata, deve favorire le istituzioni perché siano più accessibili, più trasparenti, più accoglienti, più spedite nell’ascoltare e trovare risposte alle richieste e necessità dei cittadini che vogliono rispettare le regole”. Spunti di riflessione che Padre Franco Moscone non lancia a caso perché il disagio sociale ed il freno allo sviluppo ed al cambiamento della città passa anche dagli uffici pubblici che spesso si pongono, così come ammonisce il nostro Pastore: “… in una posizione autoreferenziale e su piedistalli creando distanze insormontabili per risultare irraggiungibili e bisognosi di essere idolatrati”. Il privato che investe svolge una funzione sociale di grandissimo rilievo per il suo territorio “dovrebbe essere affiancato, accompagnato nei processi di cambiamento con competenza, sentirsi accolto, consigliato ed aiutato. Non un potere dispotico e arrogante, ma un potere capace di ascoltare, di servire, di promuovere e di incoraggiare le iniziative di sviluppo, di indicare e suggerire soluzioni, non di porre continui ostacoli allungando i tempi finendo col calpestare i diritti, continuando coi favoritismi per i soliti privilegiati. Perciò basta con uffici anonimi ed inaccessibili”, ammonisce con fermezza Padre Franco dall’alto del loggiato della Cattedrale di Manfredonia. L’inflazionata parola sburocratizzare deve trovare consistenza. È assurdo che occorra doversi rivolgere ai super affollati uffici giudiziari, spendere importanti risorse economiche presso consulenti e legali per avere delle risposte che potrebbero essere prodotte con un confronto più chiaro. Grazie alla sollecitazione ed al supporto, non solo morale, della Chiesa, sta prendendo forma un “movimento” che possa contrastare questa piaga sociale. Ribellarsi ai burocrati comporta il rischio di ritorsioni verso il proprio operato e sugli investimenti fatti con forme di ostruzionismo e con l’improduttiva pedanteria delle consuetudini, delle forme, delle pratiche, ma, così come ci sollecita Padre Franco: non si può stare più a guardare e ad aspettare.
Raffaele di Sabato
Abbiamo un grande Vescovo, affronta tutti i problemi….