La Madre di Dio è posta nel più alto grado di grazia e di gloria. Per cui, superando tutte le creature, è logico che si debba a Lei un più profondo ossequio ed omaggio di quello che si tributa agli Angeli e ai Santi*. Ci si perde sfogliando i libri di storia locale alla ricerca dell’origine millenaria del culto della nostra Madonna, originariamente venerata nell’antica Basilica di Siponto, tempio monumentale a Lei dedicato, “Ecclesia Santa Mariae de Siponto”. Luogo che custodiva il Sacro Tavolo di pregiato cedro sul quale è raffigurata l’immagine della nostra Madonna di origine bizantina, dipinta nel XII secolo, presumibilmente da un artista sipontino, un monaco benedettino chiamato Sipontinus. Nella Basilica inferiore del tempio era custodita la statua in legno policromo, sempre d’origine bizantina risalente al V secolo che amiamo da sempre chiamare “la Sipontina”. Nell’arco dei secoli, degli anni, da una generazione all’altra, le tradizioni, le memorie, le notizie tendono ad evolversi per effetto dei tempi e degli uomini che governano il tempo e gestiscono, secondo le proprie idee, gli eventi. La Sacra Icona della Madonna di Siponto e la Sipontina, vennero trasferite in due cappelle della Cattedrale di Manfredonia per meglio tutelare le opere d’arte permettendo ai fedeli di venerarle più agevolmente. Cambiarono i rituali che, in occasione dei festeggiamenti della Patrona di Siponto, portava il capitolo sipontino a prelevare l’Icona dall’antica Basilica di Siponto per portarla in processione lungo le arterie stradali di Manfredonia. E’ cambiata la tradizione di portare in processione, oltre all’effige della Madonna di Siponto, anche i simulacri di San Michele Arcangelo, e dei patroni San Lorenzo Majorano e San Filippo. Un quadro antico come quello della nostra Madonna non poteva più essere portato in processione su strade dissestate, giunse il momento di lasciarlo riposare nella sua cappella portando in processione una fedele copia realizzata dall’artista Aronne del Vecchio. La forte decisione fu presa nel 2000 da Monsignor D’Addario temendo la contestazione del popolo che non ci fu. Il dibattito sulle scelte, su come festeggiare la nostra regina dei Cieli fa parte della libertà che hanno conquistato i nostri padri ed ha la sua utilità, ma spesso le “futilità” tolgono spazio alle cose che realmente hanno valore. Quest’anno torneremo ad accompagnare la nostra amata Mamma Celeste lungo le strade della città, partiremo dalla Cattedrale, vedremo il rituale dell’uscita del quadro che provoca in noi una grande emozione portandoci ad elevare a Lei un fragoroso applauso. Ognuno di noi fisserà lo sguardo su quell’amorevole volto sollevando una supplica, chiedendo una grazia, implorando protezione e perdono, elevando una preghiera per noi, i nostri cari e per la nostra città che merita di essere tutelata. Stanchi del lungo cammino tra le vie della città faremo ritorno nella Piazza del Duomo alzeremo lo sguardo verso il loggiato per ascoltare le parole del nostro Vescovo per poi accompagnare la Sacra Icona nella sua dimora. Questa è la tradizione del popolo devoto più cara e preziosa.
Raffaele di Sabato
* Raffaello di Sabato