E’ una struttura privata non dipendente dalla Regione e dalla Asl
NON ACCENNANO a placarsi le polemiche azionate dagli accadimenti verificatisi nella Casa di riposo “Stella Maris” di Siponto. Polemiche peraltro del tutto accademiche in quanto quegli “orrori” sono al vaglio della Magistratura che in tutta segretezza sta conducendo le opportune indagini e solo alla loro conclusione e alle risultanze cui perverrà il PM si potrà entrare nel merito.
«FINO ad ora è stato sollevato un gran polverone nel quale si è inserito di tutto e di più» rileva l’avvocato Michele Guerra che introduce degli elementi che chiariscono quanto meno l’oggetto di cui tanto si parla. «La Stella Maris di Siponto – afferma – non è una RSA, vale a dire una Residenza sanitaria assistenziale, accreditate al Sistema sanitario nazionale, ma è una “Casa di riposo”, perché non ha alcuna autorizzazione da parte della Regione Puglia e della Asl eppertanto non è accreditata al Servizio sanitario nazionale. La Stalla Maris è una struttura privata gestita dalla Cooperativa “Santa Chiara” che per svolgere la sua attività ha chiesto una semplice autorizzazione al Comune come fa chiunque voglia aprire una attività. È l’equivalente di quello che una volta si chiamava “ospizio”. La Regione e la Asl non hanno pertanto alcuna autorità per intervenire. Lo stesso Comune ha la facoltà di effettuare controlli generici come quelli ad una qualsiasi struttura privata come può essere ad esempio un bar, ma non entrare nel merito delle prestazioni della Casa».
DIVERSO è il ruolo della Magistratura in quanto c’è un maltrattamento alla persona e deve pertanto indagare per appurare la veridicità o meno dei fatti come denunciati. Una indagine riservata nella quale nessuno può accedere. Solo a conclusione del lavoro degli inquirenti le parti potranno avanzare le rispettive azioni. Fra i motivi di discussione (ne ha parlato anche il sindaco Rotice) c’è anche quello riferito alla possibilità di costituirsi parte civile in un, al momento ipotetico, processo giudiziario. «Le persone offese in questa scabrosa vicenda – precisa Guerra – sono gli anziani maltrattati; il Comune invece è solo parte danneggiata nell’immagine». Ci sono poi quelle che vengono classificate come “responsabilità oggettive”. Le piante organiche in quelle strutture, ad esempio, sono all’altezza nel numero e nella qualità del compito assegnato?
LA VICENDA niente affatto esaltante ma al contrario fortemente penalizzante per la città e specialmente per un settore particolarmente delicato per le persone interessate in una fase della loro esistenza che richiede il massimo dell’attenzione, del rispetto, delle cure. La circostanza che misfatti simili o peggio, a quelli accaduti a Siponto, si sono verificati un po’ dappertutto lungo lo stivale, non conforta più di tanto, anzi ne acuisce lo sdegno e il rigetto di certo tipo di incultura. E richiama fortemente la necessità che chi preposto, vigili per una attenta applicazione delle normative vigenti. Nella Casa di riposo di Siponto, quanti controlli sono stati eseguiti sulla effettiva attività svolta, sul personale nella quantità e qualità e via dicendo? Era possibile prevenire ed evitare quegli orrori?
QUELLE STRUTTURE, pubbliche o private che siano, che si occupano di persone che dopo una vita operosa e probabilmente non facile, sono approdate, spesso in condizioni di salute anche precarie, a quello estremo scorcio di vita, dovrebbero ricevere le rispettose attenzioni di chi preposto a quel servizio.
Michele Apollonio