«QUALSIASI provvedimento anche quello più duro, anche quello esposto ad un rischio, va adottato. E credo di interpretare il pensiero di tutti». Lo ha affermato il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice in consiglio comunale convocato per la trattazione delle interrogazioni consiliari, ma che è arrivato ad hoc per trattare la questione trasbordata su tutta la stampa nazionale, degli orrori commessi da alcuni assistenti ai danni di ospiti della struttura sanitaria “Stella Maris” di Siponto gestita dalla Cooperativa Santa Chiara.
IL SINDACO ha preso la parola al termine della lunga maratona delle interrogazioni iscritte all’odg, ben tredici, troppe per avere ognuna il giusto tempo per le necessarie riflessioni sui vari argomenti posti, tutti di interesse generale riguardando aspetti di vita quotidiana. Ad invitarlo ad esprimere la posizione dell’Amministrazione comunale, la consigliera di minoranza Maria Teresa Valente e la consigliera di maggioranza Lucia Trigiani.
«HO ATTESO fino ad ora (erano le 15 pomeridiane, ndr) per prendere la parola – ha giustificato – le comunicazioni dalla Regione sui quesiti posti sulla delicata questione Rsa di Siponto. La situazione venutasi a creare in quella struttura sanitaria per anziani, è grave e lo è ancora di più se vista in prospettiva futura. La legislazione in materia è chiara: quando c’è – ha citato – un abuso nella pubblica fiducia, si può arrivare anche alla revoca delle autorizzazioni, e siamo pronti ad adottare qualsiasi provvedimento. Non è possibile – ha rilevato con amarezza – che delle persone anziane, indifese, sofferenti, possano essere trattate nella maniera orrenda come trapelata oltre le mura di quella struttura». Rotice ha annunciato la convocazione di una giunta per discutere e decidere le iniziative da intraprendere a seguito delle interlocuzioni con Asl e Regione.
NELLA interrogazione orale, la consigliera Maria Teresa Valente, ha posto l’accento sulla Legge regionale n.19/06 che fissa i requisiti che supportano le autorizzazioni di quelle strutture. «L’art. 52, comma 1, della stessa legge – ha menzionato tra l’altro – dispone che il Comune che ha rilasciato l’autorizzazione al funzionamento, deve vigilare sulla permanenza dei requisiti necessari all’esercizio delle attività autorizzate, così come definiti dalla stessa legge e dal regolamento di attuazione n. 4/2007. A tal fine il Comune deve effettuare annualmente visite ispettive in loco e acquisire una dichiarazione sostitutiva con la quale i titolari delle strutture e dei servizi autorizzati al funzionamento attestano che non vi sono state modifiche circa i requisiti strutturali organizzativi e funzionali alla base dell’autorizzazione al funzionamento».
DA QUEL che è successo in quella struttura c’è da desumere che no, quei requisiti strutturali organizzativi e funzionali, non ci sono stati. Non c’è stato chi nella stessa struttura era tenuto a verificare, ma anche quanti dall’esterno erano tenuti a controllare. Ecco: sono i controlli ben statuiti e rassegnati, che non sono stati eseguiti. Un sistema, quello dei controlli, facente parte integrante delle strutture amministrative ai vari livelli e quindi dei compiti loro assegnati, completamente ignorato. Chissà: se ci fossero stati quei controlli, se chi preposto ad effettuarli fosse stato ligio ai propri doveri, probabilmente quei poveri anziani che ritenevano di essere in mani sicure e premurose non avrebbero subito quelle umiliazioni fisiche e mentali e oggi si parlerebbe di ben altro.
Michele Apollonio