IL RIAVVIO dei collegamenti marittimi diretti tra Manfredonia e le Isole Tremiti, ha riacceso i riflettori sul “Turismo”. Una espressione cui si attribuisce una infinita gamma di prerogative di volta in volta richiamate per giustificare la sussistenza o meno del turismo, vale a dire l’insieme di attività e servizi polifunzionali volti a sollecitare l’attenzione e dunque la presenza in loco di persone di altre località. Ma non solo sul turismo.
TRA le discussioni, niente affatto accademiche, prepotentemente riproposta vi è quella riguardante lo sviluppo possibile dell’area di Manfredonia. Questione di fondamentale interesse rimasta aperta fossilizzata sul confronto tra attività turistiche e attività industriali e dunque l’interrogativo se queste ultime, le attività industriali, si pongano in contrapposizione con quelle turistiche. Un dilemma assai dibattuto e sperimentato dal vivo a Manfredonia dove a lungo hanno convissuto una industria che ha dominato la scena economica e sociale della città, e il turismo che ha mosso i primi passi per la valorizzazione delle sue numerose e straordinarie risorse ambientali, culturali, storiche.
ERANMO gli Anni settanta quando sulle rive del golfo adriatico si affacciarono un grande stabilimento industriale e, qualche chilometro più a sud, i primi villaggi turistici. La storia vissuta e analizzata ha stabilito, luci e ombre di un progresso che ha fatto registrare un salto demografico straordinario supportato da situazioni economiche favorevoli. Un quadro d’assieme che non c’è più. Gli indicatori economici, demografici, e sociali sono paurosamente crollati. L’industria nonostante corposi tentativi di ristabilire una solida base economica, non ha più attecchito. Il territorio appoggiato a un turismo che al tirar delle somme e con spirito realistico, si risolve in quello balneare stagionale.
RIMANE la discussione, quanto mai attuale dopo i rovesci politici-amministrativi e una nuova amministrazione che stenta ad affrontare il nocciolo della questione, vale a dire quale sviluppo per Manfredonia. Una questione fondamentale sulla quale manca un serio dibattito pubblico, quando dovrebbe essere all’odg non solo dell’amministrazione comunale e delle forze politiche e sociali, considerato che sono in ballo sostanziali incentivi straordinari che aspettano all’orizzonte.
A RICHIAMARE l’attenzione «sulla stantia diatriba tra sviluppo industriale e sviluppo turistico» ci ha pensato Tommaso Rinaldi, ex candidato sindaco per “Azione”, analista economico, che rileva come «quella Turismo-Industria sia una contrapposizione messa ad arte da decenni da chi non riesce a guardare oltre la punta del proprio naso». E come esempio dimostrativo cita «la situazione di Rimini, una delle regine storiche del turismo estivo italiano. Pur avendo un “non mare” – rileva – mette in carniere oltre otto milioni di pernottamenti annui e i riminesi non si pongono il problema della consistente presenza industriale». Ne elenca alcune con relativo peso economico a suon di centinaia di milioni di euro. «Più che discutere senza senso – rampogna – su Turismo vs Industria, dovremmo chiederci su quale turismo puntare e su quale industria sviluppare o attirare; questo sì che sarebbe un bel discutere».
UN DISCORSO sul quale incombono ZES, PNRR e non solo. «Sono opportunità che Manfredonia non può perdere» ammonisce il consigliere regionale Paolo Campo. «Occorre una programmazione logistica – incalza – che valorizzi la vocazione turistica, che solleciti le opportunità di trasformare in lavoro e impresa i fondi della nuova programmazione europea per la resilienza e innovazione. È il tempo – afferma – delle scelte da compiere e realizzare».
Michele Apollonio