Sabato 27 Luglio 2024

I soldi ci sono ma quanti ostacoli per impiegarli

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IL PNRR porta in dotazione una gran quantità di risorse mai avute prima: ma il sistema Paese è in grado di utilizzarle al meglio? È l’interrogativo sul quale si sono sviluppate e incrociate le riflessioni di vario ordine del composito forum organizzato dalla Festa dell’Unità a Manfredonia. Una attenta e cruda analisi di un Piano al quale è affidato la ripresa e la resilienza di una Italia prostrata dalla pandemia e non solo. A ragionare su un provvedimento strappato con forza all’Europa, un rappresentante dell’imprenditoria provinciale (Giancarlo Francesco Di Mauro, presidente di Confindustria Foggia); un sindacalista (Pino Gesmundo, segretario regionale CGIL); un amministratore regionale (Raffaele Piemontese, vice presidente della Regione Puglia); un politico (l’on. Michele Bordo, responsabile nazionale PD per il Mezzogiorno); un amministratore comunale (Francesco Bonito, sindaco di Cerignola). A coordinare i lavori Filippo Santigliano, caposervizio della Gazzetta, che ha introdotto tracciando il profilo di un provvedimento «complesso nella sua impostazione ma ancor più complicato nella sua realizzazione».

TANTE le riflessioni e le considerazioni, a cominciare da quella condivisa che «quei soldi è meglio averli che non averli», ma i problemi sorgono e tanti, nel momento di impiegarli. I criteri che accompagnano l’utilizzo delle risorse del Pnrr dettati dall’Europa, sono ferrei e condizionanti. Fondamentale quello che esige che i fondi debbano essere spesi entro il 2026. Il che ha dato la stura tra i partecipanti al forum, alle osservazioni sul possesso delle condizioni necessarie per ottemperare alla tempistica attuativa di quello che si va finanziando. Che ha richiamato l’altro problema propedeutico alla elaborazione dei progetti da presentare secondo i dettami del Pnrr: si hanno le competenze – si è chiesto – di predisporre progetti in grado di passare l’esame del Pnrr? Notazione che chiama in causa i comuni.

LE RISPOSTE, a ragion veduta, sono state tutte quanto meno problematiche: i comuni sono privi da tempo del personale di base fuoriuscito con i pensionamenti, figuriamoci di quello professionalmente specializzato. Si sta pensando ad un programma di interventi straordinari di assunzione di personale a tempo determinato. E poi: chi assegna i fondi? chi verifica che sia rispettata la loro distribuzione 40% al sud; 60% al nord? Si è parlato della “autonomia differenziata” per la redistribuzione delle risorse, ma occorre prima intervenire a livellare le sperequazioni esistenti. Gli investimenti dal Pnrr – è stato osservato – sono legati ad una serie interventi strutturali (riforme) senza dei quali le risorse non si possono spendere. La riforma della Giustizia, è stato esemplificato, ha consentito lo sblocco della prima trance dei miliardi europei. I fondi del Pnrr sono destinati ad investimenti strutturali: una volta realizzate le strutture chi dovrà portarle avanti? Le risorse del Pnrr – è stato chiarito – non possono essere impiegate per l’assunzione di personale.

IL PNRR se da un lato ha aperto prospettive inusitate, per tanti versi inimmaginabili con i mezzi ordinari, ha scoperto un ginepraio diffuso di fragilità e di crepe sostanziali nel sistema Paese che se non opportunamente e urgentemente sanate e messe in pari con i dovuti interventi, si rischia di «dover restituire a Bruxelles gran parte di quel ben di Dio» con quali conseguenze è facile immaginare.

  Michele Apollonio

 

 

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