NON c’è che dire: è l’ASE, l’Azienda servizi ecologici in house del Comune di Manfredonia, a tenere desta l’attenzione pubblica. Per i motivi più disparati: problemi riguardanti la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani; la tassa sui rifiuti, la famigerata TARI; le vicissitudini aziendali con relative polemiche pseudo politiche; non ultime vicende attinenti ad attività criminali. Come quella di cui si stanno occupando i carabinieri a seguito della denuncia presentata da un dipendente Ase che ha raccontato di essere stato aggredito e pestato selvaggiamente da due colleghi dipendenti della stessa Ase tanto da dover ricorrere alle cure dei medici dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo che gli hanno riscontrato un “trauma cranico e zigomatico” per il quale hanno emesso una prognosi di trenta giorni di guarigione.
UNANIME e risoluta la condanna della gente, delle associazioni culturali e politiche, delle autorità. Il sindaco Rotice ha espresso “ferma condanna dell’episodio che non fermerà il processo di ristrutturazione aziendale per garantire legalità e trasparenza». Anche l’arcivescovo padre Moscone ha condannato «fermamente l’insano atto criminoso, proprio del metodo mafioso della violenza personale». Accorata e decisa la lettera dell’AU Rossi indirizzata ai “Cari Colleghi” in cui stigmatizza l’accaduto che fanno parte dei «meccanismi del controllo e dele infiltrazioni mafiose nella società e nella politica» e aggiunge «Il territorio di Manfredonia e del Gargano è sotto attacco da parte della malavita organizzata».
SARANNO le indagini dei militari dell’Arma ad appurare le cose come sono andate e dunque determinare le responsabilità. Ma al di là della vicenda giudiziaria, rimane l’episodio grave per le motivazioni denunciate (divergenze sulla turnazione sul lavoro) che va ad aggiungersi ai diversi altri più o meno simili verificatisi in quella Azienda. Oltre ai litigi, si annoverano automobili bruciate a dipendenti, denunce all’autorità giudiziaria, l’invio di proiettili all’Amministratore unico. Insomma una azienda irrequieta che si appresta a vivere l’ennesima fase cruciale della sua tribolata esistenza.
ANCHE se al Palazzo di città si mantengono le bocche cucite, trapelano niente affatto rassicuranti manovre. Argomento cruciale è l’attuale Amministratore unico nominato a seguito di bando pubblico, dalla Commissione straordinaria arrivata al Comune dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione in carica. Un professionista esterno che ha interrotto la sequela di nomine “politiche”, con un curriculum di solide referenze che, tra le attività svolte, di fondamentale importanza sono state quelle dell’aggiornamento dello Statuto aziendale alle normative vigenti così come segnalate dall’ANAC, l’Autorità nazionale anticorruzione. Inedito il concorso pubblico per l’assunzione di personale.
UN PROCESSO di adeguamento alla legalità e alla trasparenza degli atti che ha ammodernato l’ASE sottraendola a quelle manovre utilitaristiche dei sindaci di nominare gli AU a seconda della convenienza del momento. Clamoroso rimane il dato di ben sette amministratori unici in tre anni. L’ASE è sempre stato considerato un centro di potere ad “usum delphini” spesso a danno delle funzioni aziendali proprie e con conseguente lievitazione dei costi. Non è un mistero che Rotice vuole disporre del controllo di quella azienda. Ha già chiesto le dimissioni dell’AU in carica che ha presentato un bilancio in attivo che il sindaco non ha firmato. Pensa evidentemente al sostituto (ce ne sono di aspiranti espliciti ed in pectore che da tempo suonano le serenate). Pensa addirittura di allargare il cerchio istituendo un “consiglio direttivo”. Ma prima occorrerà riformare lo Statuto. Si prefigura insomma un ritorno al passato?
Michele Apollonio