Mercoledì 13 Novembre 2024

Non hanno sottratto carburante, assolti sottouffuciali di Marina

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 L’assoluzione dopo 5 anni di processo

CI SONO voluti cinque anni di una serie di udienze e dibattimenti serrati, ma alla fine la verità è stata accertata. Una vicenda che era diventata un incubo per il luogotenente D.P. e il maresciallo F.M., entrambi di Manfredonia, rispettivamente comandante e vicecomandante della motovedetta CP 281 della Guardia costiera della Capitaneria di porto di Manfredonia, accusati di furto di carburante e rinviati a giudizio dinanzi al Tribunale militare di Napoli.

«QUEL che hanno dovuto sopportare i due sottufficiali della Marina, ha dell’incredibile se solo si pensi che l’intero processo, dall’indagine preliminare ai vari segmenti processuali conseguenti, si è protratto per ben cinque anni» rileva l’avvocato Pierpaolo Fischetti «durante i quali – aggiunge – hanno dovuto subire umiliazioni di ogni genere e infine trasferiti d’autorità in Sardegna ad oltre mille chilometri dalle rispettive famiglie».

UNA VICENDA per tanti versi assurda che solo grazie ad una intensa attività investigativa, con numerosi pareri tecnici in particolare quelli dell’ingegnere navale Cosimo Olivieri, di intercettazioni ambientali che hanno comportato ingenti esborsi economici all’amministrazione giudiziaria. «La storia – riassume l’avvocato Fischetti – prende le mosse dai sistemi elettronici della unità navale sulla quale i due sottufficiali prestavano servizio, sempre segnalati da tutti come non funzionanti, con innumerevoli richieste di riparazioni e soprattutto sostituzioni, e che facevano risultare l’imbarcazione in posizioni diverse da quelle dichiarate nei giornali di bordo. Un dato di fatto incredibilmente trascurato, ci si era dimenticato che tali apparecchiature fossero in avaria. Di qui l’ipotesi delittuosa di sottrazione di carburante. Una operazione che mai nessuno, compreso l’equipaggio di oltre dieci addetti, aveva visto né trasbordare né effettivamente mancare».

C’E’ VOLUTO un processo articolato e serrato, con udienze a cadenza settimanale, con più di cinquanta testimoni, confronto di consulenze tecniche e indagini difensive per arrivare alla conclusione più ovvia che la storia potesse avere: la richiesta di assoluzione formulata dal pubblico ministero. «Esprimo piena soddisfazione – ha commentato il legale – per il giusto giudizio emesso al termine di un dibattimento duro e complesso nel quale la partecipazione personale del procuratore capo Giovanni Barone ha dato il giusto rilievo ad una causa basata essenzialmente su lettere anonime, ed ha essenzialmente restituito dignità e onore a due servitori dello Strato leali e senza macchia per i quali inoltreremo immediatamente richiesta di reintegra nelle funzioni ante e rientro nella sede di Manfredonia».

  Michele Apollonio

 

 

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