La consegna della storica Caserma Miale all’Università degli Studi di Foggia suggella un cammino che non sembra conoscere ostacoli per un Ateneo che ha saputo distinguersi ormai a livello nazionale non solo sul versante formativo. Ne parlo con piacere perché l’Università di Foggia è una piattaforma che ha enormi potenzialità da mettere a disposizione di un territorio che reclama a gran voce un bisogno inespresso di riscatto sociale e morale, ancor prima che economico e politico. Una struttura imponente, ancora molto bella, adagiata nel cuore di Foggia in quello che un tempo era il parco della rimembranza, in memoria dei caduti nella prima guerra mondiale, accoglierà ora le giovani generazioni di un Ateneo che ha saputo interpretare, capire le angosce di una comunità, ponendosi al suo servizio con operosa determinazione. E dal suo canto, la Regione Puglia ha colto con intelligenza questa opportunità acquistando l’immobile che adesso diventerà un presidio di cultura di grande capacità attrattiva. Va riconosciuto a Michele Emiliano e Raffaele Piemontese un intuito innegabilmente acuto, insieme ad una visione politica di servizio che è palmare. Un presidio di cultura ma anche di legalità perché in quella struttura e già attiva la Direzione Investigativa Antimafia. Legalità e saperi, due ingredienti che prospettano una combinazione vincente, quasi studiata per una terra dolente. Un merito che va ascritto in buona parte al professor Pierpaolo Limone, un giovane Rettore che ha nel sangue la voglia e la tenacia di riportare la Capitanata ad essere protagonista attiva di un conflitto einaudiano, perché mi pare che le radici di quel pensiero si ripropongano oggi da noi come nelle nuove democrazie sorte dopo la fine del secondo conflitto mondiale, una lezione liberale bellissima che andrebbe riletta e rimeditata. Conosco Limone dal primo momento in cui venne a Foggia. Mi ha subito dato l’idea di essere un umanista che persegue la pedagogia sperimentale in ogni suo gesto, calibrando sorrisi ed entusiasmi con una delicatezza genuina. La Capitanata ha da risolvere problemi parecchio pesanti, questo lo sappiamo bene. Le città commissariate fanno da sfondo a pericolosi poteri criminogeni che pesano ancora come palle al piede. E a tutto ciò si è aggiunta una crisi economica che ha colpito profondamente il nostro tessuto collettivo. Ma tutto questo non può significare fermarsi ed attendere perché solo chi non cade non può conoscere il fascino della risalita. Winston Churchill amava dire “non permettere mai che una buona crisi vada sprecata”, perché rimettere insieme i valori, recuperarli in maniera adeguata può preparare un avvenire migliore per noi e per chi verrà dopo di noi. Dunque, basta sprecare, basta sciupare, basta gettar via. Ègiunto il momento di riprendere a sperare e forse a sognare.
di Micky dè Finis