Nox è l’opera prima di La Mnòr, giovane artista manfredoniano che aveva già esordito sulla scena musicale con il singolo “Vivo” nel 2019 e che corona con questo EP i suoi primi dieci anni di musica.
Il titolo dell’album – “Nox”, in italiano notte – è la traduzione latina del nome della dea greca “Nyx” e rappresenta una sorta di rinascita, l’alba dopo il buio – inteso non in senso negativo ma come periodo di incubazione – di questi anni che hanno preceduto l’uscita del disco.
Abbiamo chiesto a La Mnòr di raccontarci il disco per provare a contestualizzare i suoi brani all’interno della loro cornice.
Cominciamo dall’inizio: Fisarmonica Romantica. In questo brano c’è molto – potremmo dire tutto – della tua identità. Raccontacelo.
È proprio così: Fisarmonica Romantica rappresenta la mia identità. In questo brano, che nel disco segue la traccia di apertura in cui c’è il famoso dialogo tra Christopher McCandless e Ron Franz tratto dal film “Into the Wild”, ho cercato di fare una sorta di presentazione di me stesso. Mi rivedo molto nel rapporto che mio nonno aveva con la musica – anch’egli musicista, fu lui a regalarmi il mio primo strumento, il basso elettrico – ed ho provato a raccontare la sua storia e quella di mia nonna, la quale, ormai vedova e malata di Alzheimer, era l’unica che continuava a vedere la presenza di mio nonno nella sua vita. Ho immaginato mio nonno che le scriveva una lettera dall’aldilà: la perdita delle persone care mi ha fatto capire che nella vita non bisogna mai avere il rimpianto di non aver detto qualcosa alle persone a cui vogliamo bene. Da qui la frase “vieni via con me” che cerca di riassumere un po’ il tutto.
A livello tecnico ed anche a livello tematico, Quantità/Qualità dimostra tanto di te. Come nasce questo brano?
Questo brano è uno sfogo dopo tutti i bocconi amari mandati giù da quando ho cominciato a fare musica. Nasce dalla falsità trovata in quell’ambiente che io ho frequentato sin da quando ho mosso i primi passi a livello musicale, in cui a volte mi è stato mostrato interesse solo quando da me si poteva ricevere qualcosa in cambio. A mio parere, nella musica – come nella vita – serve sia qualità che quantità: la qualità nel soul, nella voce, nel cantato, nel modo di dire le cose e la quantità nelle metriche, nelle rime che si usano. Ho cercato di mettere qualità e quantità sia nel fare una strofa veloce, un ritornello soul, nel sostenere una metrica particolare per poter dimostrare che anche io ci sono, che anche io posso fare qualcosa, sia nella persona che sono diventato, prendendo ciò che di buono ho trovato in tutte le persone che ho incontrato nel mio percorso e che ne fanno tuttora parte.
Colonna sonora chiude l’album, ma è in realtà l’inizio di tutto. Rappresenta tanto per te e mi piacerebbe che tu ce ne parli.
Colonna Sonora è proprio la chiusura di un cerchio. Ci sono diverse persone che mi hanno accompagnato in questo percorso e che continuano a farlo e ad ognuno di loro va il mio ringraziamento. Questo brano, però, rappresenta molto per me perché qui ho voluto mettere insieme un trio d’eccezione, che oltre me vede la collaborazione di Danilo Bormani alla chitarra e in un certo senso anche di mio cugino Daniele Ognissanti, di cui Danilo è stato allievo. A Daniele devo molto, a partire dal mio stesso nome, La Mnòr, fino ad arrivare a quello che artisticamente sono oggi. Quindi nel brano c’è un assolo di chitarra di Danilo e alla fine, quasi come una ghost track che chiude praticamente il disco, c’è una registrazione di Daniele, una delle tante registrazioni fatte col mio telefono ogni volta che eravamo insieme e lui suonava. Come dicevo, sono finalmente riuscito nel mio obiettivo di riunire questo trio grazie a questo brano. Sulla lapide di Daniele è riportata la scritta “trova la colonna sonora della tua vita e fanne buon uso”. Io l’ho cercata per tanto tempo, ma alla fine mi sono reso conto che ce l’avevo già, ho messo insieme tutti i pezzi del mosaico e questo è il risultato.