Giovedì 21 Novembre 2024

Parcheggi a pagamento, Tommaso Rinaldi: “La favola del contratto ‘ereditato'”

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PREMESSA 1: Il parcheggio a pagamento è necessario, senza se e senza ma, per mille motivi, il primo dei quali ridare fiato alle asfittiche casse comunali.
PREMESSA 2: La presenza dei commissari prefettizi nella migliore delle ipotesi è simile ad una siesta messicana, nella peggiore una sciagura; nel nostro caso, la sciagura è stata tripla.
Detto questo, non ho alcuna intenzione di contestare il contratto nella sua parte essenziale, ovvero quella della tariffa oraria assolutamente in linea con tutte le altre città e che, tra l’altro, prevede anche una serie di innovazioni importanti come il pagamento tramite carta elettronica e quello relativo alla sosta effettiva non di poco conto e di grandissima utilità.
E, infatti, nessuno sano di mente ha avuto da ridire su questo aspetto.
Il contratto “ereditato”, invece, ha un evidente carattere VESSATORIO nei confronti dei residenti e dei lavoratori: tariffe folli che non trovano alcuna logica, neppure se lo si confrontano con quelle applicate a Milano, la città più ricca d’Italia.
Non sono in grado di sapere quali argomenti abbia portato l’amministrazione Rotice a sostegno della rivisitazione delle tariffe ma, a giudicare dal risibile risultato ottenuto dopo mesi di trattative, non mi sembra fossero particolarmente convincenti.
E, allora, proviamo insieme a fare due semplici calcoli.
Se i 2.400 stalli previsti fossero occupati solamente per due ore al giorno, dopo un anno la società Publiparking incasserebbe € 1.728.000,00 (€ 1,00x2h x2400s x30g x12m); di questi € 898.560 andrebbero al Comune di Manfredonia (quota del 52%). Stiamo parlando di una occupazione pari a poco meno del 20% della capacità massima(!)
Se le ore fossero tre, avremmo un incasso complessivo di € 2.592.000 e di quasi € 1.350.000,00 per il nostro Comune; in entrambi i casi, ben al di sopra di € 520.000,00 paventati dal sindaco Rotice “a regime” (sarebbe interessante sapere quale tempistica intende per “a regime”).
Con questi dati non sarebbe stato complicato proporre alla società Publiparking un periodo di transizione 1 GIUGNO – 31 DICEMBRE 2022 durante il quale proporre di lasciare invariata la tariffazione ordinaria e di far pagare a residenti e lavoratori un abbonamento una tantum di € 50,00; se si ipotizza che almeno il 5% della popolazione, pari a 3.000 persone, avrebbe tranquillamente sottoscritto l’abbonamento, ciò significa introitare altri € 150.000,00 con i quali poter pagare i contratti annui di almeno 6 dipendenti. In questi primi sei mesi di prova, inoltre, l’amministrazione comunale avrebbe potuto proporre di ridurre sensibilmente la quota del 52%  spettante al comune sugli abbonamenti (e casomai azzerarla) per venire incontro alle esigenze dei cittadini (il 20% dei quali loro elettori…) e a quelle del contratto “ereditato”.
Questo periodo di transizione, infine, sarebbe servito a calcolare in maniera puntuale il fatturato prodotto dai singoli stalli e da ciascuna zona territoriale di sosta, sia nel periodo di massima presenza (estivo-natalizio) sia nel periodo tradizionalmente “morto” (ottobre-novembre) e, con l’elaborazione di quei dati oggettivi, rivedere o mantenere invariate le tariffe in totale trasparenza.
Era davvero così complicato provare a trattare con Publiparking in questi termini?
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