Forte richiamo del presidente dell’Autorità Portuale
IL FORTE richiamo alla Zes Adriatica, al suo perdurante stand by, del presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, ha riportato alla ribalta dell’attenzione pubblica (“riportato” perché se ne è parlato in passato ma senza alcuna concretezza) la questione della utilizzazione della Zes Adriatica nella quale è presente la porzione di Zes di Manfredonia-Monte Sant’Angelo. La ZES è quella zona economica speciale geograficamente ben limitata e chiaramente identificata, nella quale le aziende insediate possono beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti e per lo sviluppo. Una intuizione geniale per favorire lo sviluppo lanciata nel 2017, che ha subito una accelerazione con il PNRR.
LA ZES cosiddetta “garganica” che ha nel porto di Manfredonia la sua struttura operativa avanzata, rappresenta il 15 per cento dell’intero perimetro dell’area ZES del polo della provincia di Foggia. Tranne qualche accenno del tutto casuale e sporadico, nulla pare sia stato fatto in termini quanto meno progettuali. Di qui la preoccupazione del presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale del quale il porto di Manfredonia fa parte, di sollecitare a mettere mano all’utilizzo della ZES di riferimento. La preoccupazione è tanto più attuale e pressante in quanto la struttura portuale Alti fondali, il cosiddetto porto industriale appunto, ha in corso un poderoso progetto per la sua rifunzionalizzazione per il quale sono stati stanziati 120milioni di euro le cui opere potranno andare in appalto entro quest’anno. Il rischio è quello di avere un porto efficiente in un contesto operativo deficitario.
PATRONI GRIFFI è stato chiaro ed esplicito: «Possiamo avere i porti più infrastrutturati del mondo, ma se non ci sono merci da movimentare saranno il deserto». È il caso dello scalo di Manfredonia, passato dalla movimentazione di oltre due milioni di tonnellate di merci tra solide e liquide degli Anni settanta, a poco più che zero. Quando alle spalle ha avuto una attività industriale solida e produttiva è andato a gonfie vele, quando quel supporto è venuto meno le vele si sono sgonfiate. In tutti questi anni, dalla caduta industriale, il porto ha languito, barcamenatosi su livelli di sussistenza. Con quali ripercussioni sull’apparato economico non solo locale è cosa bene evidente. L’episodio del Contratto d’area è da dimenticare.
IL RICHIAMO del presidente dell’Autorità di sistema portuale è naturalmente alle ZES «strumento per la reindustrializzazione del Mezzogiorno», una reindustrializzazione in linea con i dettami del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) utilizzando i fondi della Next Generation. La ZES garganica è pronta per la sua razionale attivazione. Vale la sperimentazione industriale passata. Manfredonia ha dunque tutti i numeri per riavviare un processo di sviluppo innovativo integrato. Per non dire dei vantaggi fiscali. Ma occorre muoversi, la corsa ai cospicui fondi del PNRR è cominciata da un pezzo. In loco non si hanno riscontri di alcun genere, solo qualche accenno indefinito nella sostanza e nei tempi. Una accelerazione sui tempi e i modi di utilizzo della ZES Adriatica si avrà con la ormai imminente regolarizzazione della nomina a commissario di Manlio Guadagnolo: manca solo la registrazione alla Corte dei Conti. Tra le innovazioni introdotte quella fondamentale della “autorizzazione unica” gestita dai commissari che saranno unico punto di riferimento per gli imprenditori che vogliono investire. A questo punto non mancano che questi.
Michele Apollonio