In chiesa dopo oltre sette secoli e mezzo
UNA MESSA requiem per re Manfredi di Svevia, figlio naturale di Federico II di Svevia e di Bianca Lancia, ultimo sovrano della dinastia Sveva del Regno di Sicilia, fondatore della città di Manfredonia: una delle figure più controverse dell’epoca medievale. La sua posizione di contrasto alla chiesa cattolica gli valse, nel luglio del 1254, la scomunica del papa Innocenzo IV, motivo del mistero che ancora aleggia sui resti mortali dopo la fine violenta nella battaglia di Benevento per mano di Carlo D’Angiò, combattuta il 26 febbraio 1266.
DOPO 768 anni quella scomunica e 756 dalla morte, potrebbe di fatto essere cancellata, non già con atti ufficiali che nessuno ha mai chiesto, ma da una messa di requiem in suffragio della sua memoria che sarà celebrata sabato 23 aprile prossimo, in apertura delle “Giornate della storia” indette nel 766esimo anniversario della fondazione di Manfredonia ad opera per l’appunto di re Manfredi.
UN EVENTO non privo di risvolti storici che dopo oltre sette secoli e mezzo, avvalora in qualche modo il pentimento che lo sfortunato sovrano avrebbe espresso in punto di morte. È altresì significativo che Dante, anche per cameratismo ghibellino, lo pone nel Purgatorio. Naturalmente non ci sarà una cerimonia ufficiale ma solo la “Celebrazione della santa messa in suffragio del nostro re Manfredi”. Sarà quello l’evento clou delle manifestazioni rievocative della nascita della città erede di Siponto, giunte alla quarta edizione (intervallati da due anni di Covid) organizzate per il 23 aprile, giorno in cui Manfredi ha impostato l’assetto della nascente città ai margini dell’Adriatico, e per i giorni seguenti 24 e 25, imperniate sui giochi del “Palio delle Contrade delle Torri” di Manfredonia.
LA CELEBRAZOINE dell’eucarestia aprirà le manifestazioni: sabato 23 aprile alle ore 18, il Corteo storico capeggiato dai dignitari cittadini in paludamenti d’epoca, si fermerà sul sagrato della chiesa della Madonna del Carmine: il cerimoniere Messer Vittorio Tricarico pronuncerà la richiesta protocollare di ammissione nella Casa di Dio per la celebrazione della messa di suffragio officiata dal parroco don Antonio Di Candia. Una idea del presidente Franco Barbone indubbiamente opportuna per ricordare una data e un evento che non hanno alcun riscontro in città, che andrebbe meglio e più approfonditamente sviluppata. Le manifestazioni pensate in chiave folkloristica, strizzano l’occhio al turismo, ma probabilmente non basta. I tempi sono maturi per una investigazione e relativa analisi su un personaggio cui la nostra storia deve molto. Ci sono tanti aspetti che andrebbero meglio interpretati. Il mistero, ad esempio, dei resti mortali del sovrano dopo la gloriosa anche se sfortunata morte nella battaglia di Benevento, dove sono finiti? Sono state date versioni diverse senza che mai nessuna fosse ritenuta quella giusta. Un thriller storico rimasto irrisolto.
UNA DELLE piste seguite portano a Ceprano, piccolo centro in provincia di Frosinone, dove di svolge, giunto alla XXVI edizione, il “Palio delle Corti” una rievocazione storica dell’incontro avvenuto l’11 ottobre 1254, tra papa Innocenzo IV e re Manfredi di Svevia: un incontro che, nonostante l’atteggiamento sottomesso del monarca, non sortì la soluzione del conflitto chiesa-svevi. Studiosi cepranesi sostengono, anche seguendo le “indicazioni” di Dante contenute nel XXVIII canto dell’Inferno, che le ossa di Manfredi sono quelle custodite in una teca murata nella chiesa Santa Maria Maggiore, accanto al simulacro di Sant’Arduino e un pezzo di marmo recante l’aquila federiciana, residuo del sarcofago che lo stesso Carlo d’Angiò volle per il suo avversario per meglio evidenziare la sua vittoria nei confronti di un re. A Ceprano, territorio sconsacrato, sarebbero state traslate dopo il ritrovamento a Benevento.
UN INTRIGO aperto sul quale Manfredonia, se non altro per dovere di riconoscenza verso il suo fondatore, dovrebbe avviare studi e ricerche magari gemellandosi con Ceprano.
Michele Apollonio