Iniziative del Sindaco Rotice e dell’Associazione Manfredonia Nuova
UNA SUPPLICA al presidente della Repubblica dell’associazione culturale e politica “Manfredonia Nuova”, e un appello con richiesta di audizione presso i ministeri competenti del sindaco Gianni Rotice, sono le ultime battute che esprimono la preoccupazione per la definizione dell’ormai pluridecennale “caso Energas” sulla spinta di non meglio definite “voci” che «preannunciano l’imminente inserimento della questione Enegas nell’ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri».
LA PREOCCUPAZIONE del sindaco esplicitata con un consiglio comunale monotematico sull’argomento convocato d’urgenza il 17 marzo scorso, «è giustificata dalle risultanze di tre incontri al Tavolo di riconciliazione con la Presidenza del consiglio, l’ultimo il 4 marzo scorso, che hanno evidenziato inequivocabilmente il cambio di atteggiamento dei Ministeri di riferimento a fronte delle posizioni nettamente contrarie del Comune di Manfredonia, della Regione Puglia e dell’Autorità portuale». Ma non solo. Rotice ha il timore che la posizione favorevole al progetto Energas «sia stata ulteriormente alimentata dalle strumentalizzazioni della crisi energetica a causa del conflitto Russia-Ucraina: qualche lobby – rileva – sta spingendo per riesumare un progetto già obsoleto ed inutile rispetto alle vere prospettive ed alle politiche energetiche, che sono orientate verso fonti alternative a quelle fossili».
DI QUI L’APPELLO «a tutti i rappresentanti politici del territorio affinché possano essere al nostro fianco, avviando una poderosa attività di informazione e di sensibilizzazione verso i loro rappresentanti del Governo. «La scelta da fare è di pura natura politica» afferma il sindaco che ha chiesto «con urgenza un’audizione presso i Ministeri competenti per portare a Roma un dossier (già messo agli atti) attraverso il quale spieghiamo tutte le ragioni della contrarietà e della pericolosità di questo progetto. Il mio appello è esteso a quegli Enti ed Istituzioni che dovrebbero favorire prioritariamente la tutela del territorio ed incentivarne uno sviluppo sostenibile e culturale, anziché esprimere unilateralmente discutibili pareri che vanno nell’opposta direzione. Manfredonia – insiste – ha scelto un altro futuro. Con un obsoleto modello d’industria ha già pagato un prezzo molto alto in termini di salute ed ambiente con i disastri dell’ex Enichem. Bisogna fare presto prima che sia troppo tardi. Ci opporremo in ogni sede e con ogni modalità a difesa della volontà popolare» promette.
NON MENO accorata e ferma la lettera «all’Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica» a firma di Iolanda D’Errico, e Giulia Fresca rispettivamente presidente e consigliera comunale di Manfredonia Nuova, l’associazione storica dell’ambientalismo manfredoniano. «Ci appelliamo a Lei, stremati dalla continua ed inesorabile lotta che, in qualità di cittadini della splendida Manfredonia, da anni, siamo costretti ad affrontare di fronte all’incubo dell’istallazione del più grande deposito (6.000.000 di litri) di gas GPL d’Europa sul nostro territorio» esordiscono. E così proseguono: «Presidente carissimo, Manfredonia è una città “martire di Stato” che chiede la Sua attenzione, affinché si possa scongiurare, definitivamente, la possibile realizzazione del mega deposito che oggi, più che mai, di fronte agli esiti imprevedibili di una guerra vicina ci rinnova la paura e l’angoscia, riportando le menti a quel settembre 1976 quando lo scoppio della colonna di arsenico dell’ex polo Enichem, inquinò aria, terra e mare, con la terribile sostanza, provocando decessi e malattie rimasti in eredità anche ai nostri figli e nipoti».
LA LETTERA evidenzia con una dovizia di dati e riferimenti storici, i rischi rivenienti dalla installazione di quel mega deposito di gas Gpl; tra questi anche la vicinanza all’aeroporto di Amendola «di elevatissima importanza strategica: è infatti un aeroporto militare operativo NATO, sede del sistema di difesa con velivoli droni e F35 con testate nucleari; dal 27 gennaio scorso ha anche la funzione di “Nato QRA”».
RICHIAMANDO il referendum col quale la città ha detto “no” all’impianto, Manfredonia Nuova ricorda come «I nostri motivi di opposizione al progetto sono tanti e tutti ugualmente forti e veri (cancellazione di prospettive economiche future, sismici, paesaggistici, urbanistici, archeologici, ambientali, sicurezza, salute), ma noi ci appelliamo a Lei, Signor Presidente, come garante della Costituzione Democratica affinché venga rispettata la volontà popolare della nostra comunità contro questo insano progetto». Una dichiarazione di piena fiducia negli organi istituzionali senza tuttavia rilevare che «in caso di decisioni contrarie dei Ministeri delegati, non ci fermeremo e ricorreremo alla Magistratura per tutelare il nostro diritto alla salute e alla sicurezza sanciti dalla nostra Carta Costituzionale e alla Commissione Europea dei diritti dell’Uomo che già una volta ci ha dato ragione riconoscendo a Manfredonia la violazione dell’Art 8 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, un riconoscimento, che ha fatto scuola nel diritto internazionale».
SIAMO al reddere rationem di una vicenda che da oltre vent’anni tiene impegnata la cittadinanza, istituzioni locali e rappresentanze popolari, in una fibrillazione continua che andrebbe estinta anche nella previsione di intraprendere una progettualità tecnologica come prospettata dal PNRR.
Michele Apollonio