Urge uscire dall’ambiguità e avviare un nuovo corso culturale
NONOSTANTE i riferimenti alla criminalità organizzata siano frequenti, non c’è stata, contrariamente ad altre città anche viciniori, alcuna manifestazione nella Giornata delle vittime delle mafie celebratasi il 21 scorso. Di quando in quando solo accenni e richiami superficiali che fanno intendere molto ma che non dicono niente. Tanto che si avvalora la tesi che la mafia non esiste, è una invenzione estemporanea. L’ex assessore comunale nella consiliatura Campo, Paolo Cascavilla, acuto osservatore della realtà che ci circonda, ha scritto sul suo blog “Futuri paralleli” «Cosa si dice quando si parla di mafia? Niente. Perché non si vede e quindi non c’è».
UN PARADOSSO che ben cristallizza una realtà difficilmente connotabile. Che disorienta la gente che vuole trasparenza e lealtà. Quando si tira in ballo la mafia è come se si parlasse della variabilità del tempo. Il più recente richiamo in occasione del consiglio comunale monotematico straordinario sulla questione Energas. Quella citazione è passata quasi come la “scoperta” che le cosche locali possano essere interessate alle commesse milionarie previste per la realizzazione di quel progetto. Una opportunità per riprendere la questione e riproporla nei suoi svariati aspetti come fosse la prima volta che se ne trattava, riassunti nell’ennesimo documento da inviare ai rituali indirizzi di governo. Nell’affollato dibattito è stato fatto esplicito richiamo alle intercettazioni emerse nell’inchiesta relativa alla maxi operazione antimafia “Omnia Nostra” che ha portato a 48 indagati per “associazione mafiosa con struttura gerarchica” (tra cui un consigliere comunale che siede regolarmente in consiglio) e a 32 arresti.
TUTTO QUESTO impegno va naturalmente bene va anzi potenziato e possibilmente allargato. Sono note, ad esempio, le indagini degli inquirenti nel settore pesca. Gli antichi dicevano “melius abundare quam deficere”, nella speranza che si centri finalmente il risultato inseguito per oltre vent’anni dai manfredoniani al grido “No Energas”. Ma sull’orizzonte alquanto frastagliato del golfo garganico, vi sono altri “progetti” meritevoli di attenzione da parte delle autorità preposte non solo cittadine, che sulla stessa falsariga di Energas possono essere considerati business appetitosi. Per esempio il porto, le Zes, il PNRR per i quali è pronto un fiume di denaro europeo. Perché quei progetti tutti da esplicitare possano avere un iter tranquillo e produttivo, è necessario assicurare una stabile pace sociale che è mancata nelle precedenti iniziative industriali e non solo.
NON VA dimenticato che il comune di Manfredonia è tra quelli che ha subito l’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose accompagnato dalla incandidabilità di tre amministratori e l’interdizione di alcune attività commerciali. Il commissariamento straordinario di oltre due anni è valso a bonificare l’ambiente? Dubbi si insinuano se si guarda alla cronaca recente: incendiati un lido balneare e, qualche giorno fa l’ennesima automobile, di un dirigente dell’ASE dopo i proiettili inviati all’Amministratore unico.
IL DURO intervento dello Stato non pare abbia prodotto quegli anticorpi che tengono alla larga infiltrazioni di qualunque tipo fuori della legalità. Un tassello fragile, anzi oscuro sul quale occorre fare ancora molta chiarezza. Lo si constaterà nel nuovo corso post-scioglimento impresso all’attività amministrativa chiamata dalle urne elettorali a dare consistenza ed evidenza ad un cambio di passo in tutti i sensi. La gente osserva e attende. Fondamentale è uscire dall’ambiguità e imprimere un diverso impegno per l’affermazione della legalità. La posta in gioco è l’avvenire già iniziato della città.
Michele Apollonio
Michele Apollonio ma dove vivi sulla luna? Sveglia! Che articolo è questo? Scrivere è una perdita di tempo? “La gente osserva e attende” no mio caro, la gente se ne va, non ne può più anche di voi. Fate fare questo lavoro a chi ha del coraggio!