Domenica 22 Dicembre 2024

Quei ragazzi di Chernobyl al sole del golfo

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Quei bambini ceceni contaminati dalle radiazioni nucleari fuoriuscite dallo scoppio della centrale atomica di Chernobyl che trovarono provvidenziale sostegno nel soggiorno a Manfredonia. Sono tornati alla mente dei manfredoniani nel vedere in televisione l’Ucraina e quindi Kiev devastata dai continui bombardamenti da parte delle forze armate della Russia che ha proditoriamente invaso l’indifesa Ucraina provocando morti e distruzioni. Hanno seguito quelle terrificanti sequenze con l’angoscia nel cuore ripensando a quei ragazzi che ospitarono per cinque anni, dal 1992 al 1996, consentendo loro di abbattere le insidie della radioattività e guardare con fiducia all’avvenire. Complessivamente furono 330 tra ragazzi e ragazze, ospitate da altrettante famiglie. Un soggiorno terapeutico di oltre un mese nel quale trassero sostanziale beneficio dall’esposizione al sole del golfo per quel male insidioso che si era impossessato dei loro corpi. Allora si stabilì un proficuo ponte di solidarietà tra Manfredonia e Kiev per una operazione complessa e delicata che richiese grandi sforzi organizzativi. Venne istituito un apposito “Comitato pro Chernobyl” presieduto da Lino Conoscitore infaticabile anima di un progetto che toccava vari aspetti sensibili non solo umani. A dargli man forte la moglie Rosa Totaro, un gruppo di amici e naturalmente le famiglie che si accollarono l’onere del soggiorno dei ragazzi. È stata una esperienza esaltante e faticosa insieme, ma altamente gratificante” commenta oggi Lino Conoscitore. Non è stato facile mantenere l’attenzione di quei ragazzi che erano accompagnati da assistenti sociali e interpreti. “Per quanto affidati alle singole famiglie – spiega Conoscitore – il coordinamento del loro soggiorno era compito del Comitato che ha potuto espletare proficuamente grazie alle collaborazioni di autorità, enti, associazioni e così via”. Non sono mancate le difficoltà e gli imprevisti. “Come quello verificatosi alla partenza dall’aeroporto di Pescara di un contingente di ragazzi, scoprimmo che ne mancava uno all’appello. Venne ritrovato poi dopo diversi giorni”. Ma anche storie edificanti come quella di Olga, una ragazza affetta da una grave forma di scoliosi. Il Comitato si prodigò per una adeguata assistenza medica che culminò in un difficile intervento chirurgico eseguito a San Giovanni Rotondo, che le ridiede la piena forma fisica. La ragazza si sposò in seguito con un giovane del luogo e ora vive felicemente a Milano. Da quella esperienza umana e da quel ponte della solidarietà arrivano sollecitazioni per un soccorso alle intere famiglie ucraine che fuggono dall’inferno della guerra. Anche in questo frangente Manfredonia è pronta e solidale. La Caritas diocesana si è già attivata a predisporre un programma di accoglienza e alcune famiglie profughe sono già state ospitate.

di Michele Apollonio

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