Numerose sono le difficoltà che l’Ospedale S. Camillo de Lellis sta incontrando sul suo irto cammino. Tutto questo dovuto principalmente al mancato riconoscimento da parte della ASL FG del suo notevole potenziale strutturale e umano. Alla soppressione d’importanti reparti come chirurgia, ginecologia e ortopedia, fino al mancato coinvolgimento dell’intera struttura per far fronte al Covid 19, si aggiunge il Centro trasfusionale. Su di un organico di quattro medici, risulta essere in servizio una sola unità e quattro tecnici di biomedica. Pur se in affanno, la struttura è molto attiva per aver raggiunto standard notevoli, oltre allo straordinario numero di donazioni registrate durante l’anno 2021, (1.663), superando nettamente l’Ospedale “Tatarella” di Cerignola (1341) e San Severo-Lucera che, insieme, ne hanno totalizzate 2.285. Stessa cosa dicasi per la produzione di plasmaferesi, tipologia di donazione che consente la raccolta del solo plasma, la parte di sangue privo di cellule. A questo proposito, la dott.ssa Antonia Spagnuolo, responsabile del Centro Trasfusionale, ha sottolineato che lo “scopo precipuo del Centro era quello di garantire l’autosufficienza di sangue intero e i suoi emocomponenti durante la pandemia. Obiettivo brillantemente raggiunto, grazie all’abnegazione dei suoi collaboratori. Per l’anno in corso si reputa necessario di attuare un piano di sensibilizzazione, al fine di incrementare le donazioni. La nostra struttura è dotata di due impianti che ci permettono di raccogliere sangue in aferesi”. Tali obiettivi sono stati raggiunti in sinergia con la sezione AVIS e al suo presiedente, Antonio Turco e alla FIDAS (Associazione Dauna Donatori Volontari di Sangue) “S. Maria Maggiore di Siponto”, presieduta da Lella Ognissanti. La carenza di personale medico operante nella raccolta di sangue ed emocomponenti presso i servizi trasfusionali è evidenziata dalla nota del Centro Nazionale Sangue, dell’Istituto Superiore di Sanità, indirizzata al Ministero della Salute e alle Strutture pubbliche regionali. “Questa criticità – viene sottolineato – ha causato la cancellazione di numerose sedute territoriali di raccolta delle donazioni di sangue, soprattutto laddove la raccolta operata dalle Associazioni e Federazioni del volontariato del sangue, rappresenta una quota significativa (oltre il 50%) della produzione”. Ciò nonostante, chi è deputato a gestire tali risorse, non si è ancora reso conto della gravità in cui versa la sanità pubblica, in particolare nelle periferie, e questo vale anche per Manfredonia. Anche se recentemente il dott. Vito Piazzolla, direttore generale della ASL FG, ha definito il nostro ospedale “un modello organizzativo virtuoso che ci consente di garantire su tutto il territorio una idonea assistenza ospedaliera”. Dichiarazioni che ci lasciano basiti anche quando afferma: “Ne sono un esempio le prestazioni di urologia e oculistica assicurate a Manfredonia dalle équipe itineranti del Presidio Ospedaliero di Cerignola, sono gli specialisti a spostarsi e non le persone bisognose di cure”. Forse non si è compreso che il nostro Ospedale non ha bisogno di équipe itineranti di medici che facciano spola da un ospedale all’altro, per assistere i pazienti, bensì di équipe di dirigenti e medici che operino in pianta stabile, cosa che si verifica in altri ospedali. È nostro sacrosanto diritto che l’ospedale torni ad essere struttura di eccellenza, come lo è stato nel passato. Questo è l’appello che con forza rivolgiamo alla politica.
Matteo di Sabato