Non è la prima volta che un dipinto di Wolfgang Lettl, l’artista surrealista tanto legato alla nostra città, racconti qualcosa di non comprensibile nel momento in cui è stato realizzato. È già capitato. Nei giorni scorsi suo figlio Florian leggendo la Süddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, si è imbattuto in una foto che ritraeva una folla di persone in fuga accalcate sotto ad un ponte distrutto ad Irpin, una città ucraina a nord-ovest di Kiev, dalla quale stanno fuggendo a causa dei bombardamenti russi. Immediatamente gli è tornato in mente un quadro di Wolfgang risalente al 1980. Il quadro non è mai stato esposto (infatti si trova nel deposito dove vengono custoditi i suoi dipinti) e non è stato mai nemmeno pubblicato sui cataloghi per la sua cupezza e l’immagine cruda, che comunica angoscia. “Il dipinto – dice Florian – non ha nemmeno un titolo. Ora so il suo nome: Irpin, giorno 13”. La somiglianza tra la foto e il quadro è impressionante. Le facce spaventate della gente che fugge passando sotto al ponte hanno la stessa espressione di quelle del quadro di Lettl. Come se l’artista si fosse ispirato a quella foto per realizzare la sua opera. Invece si tratta solo della rappresentazione di un’immagine partorita dalla mente dell’autore. Ma non è questo l’unico dipinto di Lettl che ci ricorda la terribile guerra che sta infiammando l’Europa. Nel museo a lui dedicato, ad Ausburg, sono esposte altre due opere che sembrano raffigurare simili scene di guerra. Una è intitolata La parabola e raffigura un’inquietante montagna di cadaveri circondata da una zona pianeggiante, anch’essa cosparsa di corpi di uomini e donne morti in cui si muovono dei bambini ormai soli. Questo quadro è stato dipinto nel 1968. Un altro dipinto che impressiona ed è di grande attualità si intitola L’operazione, lo stesso nome che Putin usa per definire quello che sta facendo all’Ucraina, un’operazione militare. Nel dipinto, realizzato nel 1999 durante la guerra in Jugoslavia, corpi confusi di persone, animali e mezzi di trasporto cercano di attraversare un ponte, ma vengono attaccati da una sorta di cannone che li fa cadere giù. Quella che dovrebbe essere una via verso la salvezza diventa un percorso mortale. A me ha fatto pensare ai corridoi umanitari. Le guerre, tutte le guerre, purtroppo, ci mettono davanti agli stessi scenari di distruzione e morte, ma sono immagini che invece di restare relegate nei libri di storia come monito alle generazioni future, ritornano sempre d’attualità. Che si parli di Afghanistan, di Iran, di Israele o di Ucraina, la distruzione delle vite della povera gente, le case distrutte, i morti per strada e le persone in fuga sono sempre le stesse, ad ogni latitudine. Wolfgang Lettl realizzava immagini surreali, dettate dal suo inconscio, dai suoi sogni, ma da uomo amante della bellezza e dell’arte, mai, ne siamo certi, avrebbe anche lontanamente immaginato che quelle immagini potessero un giorno diventare reali. Ci auguriamo che quest’incubo diventi presto un archivio in cui rinchiudere queste tele imbrattate di sangue, paura, dolore e lacrime.
Mariantonietta Di Sabato