Lunedì 4 Novembre 2024

Quanto saranno bravi gli italiani ad adottare nuove tecnologie nel 2022?

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In questo nuovo mondo digitale, che sta spingendo sull’acceleratore della crescita, ci sono interrogativi sui valori fondamentali e strutturali del nostro paese: quanto la nostra società è pronta a seguire questa fase di grande ripresa mondiale che si sta prospettando grazie alla crescita degli investimenti in IT?

Domande legittime se pensiamo allo stato dell’arte della competenza informatica di soli venti anni fa, che poneva l’Italia agli ultimi posti in Europa, e che ha causato molti dei problemi che ci hanno afflitto durante questo periodo.

Un problema (in via di risoluzione) di infrastrutture e di conoscenze

Uno dei grandi pericoli che minavano la competitività italiana era dato dalla presenza di infrastrutture tecniche poco sviluppate come invece accadeva nella maggior parte dei nostri partner europei. E anche la competenza selle nozioni di base era estremamente limitata.

Allora, come ancora oggi, esisteva un problema di competenza a livello informatico, che si sta lentamente colmando nel corso del tempo, soprattutto per quello che riguarda l’attenzione verso la cybersicurezza, che gli italiani iniziano a comprendere essere un argomento fondamentale. L’italiano medio di oggi inizia ad acquisire dimestichezza con antivirus e prova subito VPN selezionate, sistemi di protezione che permettono di criptare i dati in ingresso e uscita dai computer, così da evitare attacchi informatici. E così facendo, creare un ambiente più sicuro per se’ stesso e per gli altri, una crescita dal basso che contribuisce in modo fattivo a rendere il paese intero più competitivo.

Azioni necessarie da parte del sistema-paese

Questa situazione ha sicuramente aiutato a diminuire il divario con gli altri paesi europei, ma ha bisogno di una spinta fondamentale da parte dello stato per diffondere questa cultura nel paese – ed è precisamente quanto sta succedendo oggi. Negli ultimi anni i governi italiani hanno assunto un ruolo più attivo in questo settore, mettendo a disposizione dotazioni di finanziamenti e sgravi fiscali per promuovere lo sviluppo tecnologico, che sono stati inglobati e incrementati attingendo alle risorse offerte dal PNNR per “mettere il turbo” alla ricerca italiana, in modo che l’industria italiana possa guidare, e non seguire, lo sviluppo tecnologico.

Tra le altre iniziative messe in campo, spicca la formazione di una Fondazione, ENEA Tech, il cui scopo è quello di utilizzare il suo tesoro di oltre mezzo miliardo per effettuare investimenti in tecnologie innovative di interesse strategico. Uno degli obiettivi è quello di perseguire il trasferimento tecnologico verso le imprese italiane, in modo da migliorare la loro competitività in termini di creazione di prodotti, occupazione e ottimizzando l’impatto energetico e sul territorio.

Investimenti mirati per combattere la fuga di cervelli

Molto dipenderà comunque dalla volontà di investire da parte delle imprese, se saranno create le condizioni economiche e sociali necessarie per rendere il paese attrattivo per la formazione di nuovi business.

È infatti necessario riuscire a ridurre quella tendenza degli ultimi anni che ha visto molti lavoratori italiani trasferirsi all’estero per avere opportunità migliori di lavoro e di vita. Si parla di più di 800.000 persone nel 2019 – un enorme capitale umano che l’Italia non può più permettersi di perdere, e deve fare tutto il possibile per poter trattenere per restare competitiva in Europa e nel mondo.

 

 

 

 

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