Martedì 5 Novembre 2024

Azione Manfredonia si disintegra

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Dura requisitoria dell’ex coordinatore De Michele

ANCORA strascichi della burrasca politica che ha imperversato a Manfredonia dopo lo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Una burrasca sfociata in tempesta nella campagna elettorale preparatoria alla nuova formazione amministrativa della città che ha lasciato non pochi danni il maggiore dei quali pare sia quello riconducibile ad una situazione di diffidenza psicologica. A farne le spese è ancora e sempre la città che mal comprende e tollera la perdurante e ostentata contrapposizione tra “maggioranza” e “minoranza” come schierate in consiglio comunale. Non c’è comunicabilità. Il che appare sempre più innaturale.

MA ANCHE per quelle forze che non sono arrivate a conquistare un posto a Palazzo san Domenico, le cose non vanno meglio. Ultimo in ordine di tempo che denuncia un forte dissidio interno postumo elettorale, è “Azione”, la branca manfredoniana del partito di Carlo Calenda che in effetti aveva destato attenzione e interesse per le candidature presentate supportate da un programma calibrato per Manfredonia. Purtroppo anche questa formazione si è persa nel gioco al buio dei mancati apparentamenti; ha anzi avuto la peggio non essendo riuscita a portare in consiglio il candidato sindaco Tommaso Rinaldi che pure riscuoteva consensi di rilievo.

UN DETERIORAMENTO che ha portato un nutrito gruppo di Azione Manfredonia a lasciare. Lo strappo si è consumato a Foggia. «In tutte le fasi che ci hanno condotto ai vari Congressi del partito, da quello Provinciale e Regionale – spiega il coordinatore cittadino Antonio De Michele – i nostri occhi increduli sono stati testimoni della peggiore politica, del rivoltante esercizio arbitrario (e interessato) del potere, del trionfo del narcisismo e dell’opportunismo, della vigliacchissima paura del confronto, del dispregio della democrazia. Nell’elezione del direttivo provinciale – affonda – dinamiche avulse ai riti democratici hanno condizionato ed inquinato tutto il procedimento congressuale, annullando sul nascere ogni possibilità di confronto e di competizione, ostacolando l’esercizio dell’elettorato passivo. Vedere in Azione lo scatenarsi di reazioni alla sua stessa ragione d’essere, è stato come un pugno nello stomaco; il nostro territorio è stato trasformato in un risico dove piazzare le proprie pedine».

DE MICHELE è un fiume in piena. Le accuse sono feroci. «Ulteriore occasione di scandalo – esemplifica – è stato il patrocinio di Azione alla lista “Capitanata al Centro” per l’elezione del Consiglio Provinciale. Una lista figlia di criteri oscuri, un’associazione di soggetti alieni, sovranisti e populisti, uniti ad Azione, da logiche pretestuose e tanto lontane dalla coerenza conservata durante l’intera campagna elettorale d’autunno». E ancora: «Abbiamo assistito alla gestione di interessi, a volte anche contraddittori, senza alcun rapporto con le esigenze del territorio, lontani dai temi che hanno invece condizionato, di fatto, le “nostre” scelte in campagna elettorale, dove i paletti messi non dovevano in nessun modo creare problemi al nascente progetto politico di Azione. Due pesi e due misure».

E DUNQUE: «Per questo e per troppo altro – afferma De Michele – fintanto che l’interesse personale di pochi prevarrà sull’interesse comune, fintanto che non sarà ristabilito l’ordine democratico, il nostro futuro sarà lontano da Azione. Manfredonia può e deve ambire a rivestire un ruolo cruciale all’interno del movimento civico dell’intera Capitanata».

   Michele Apollonio

 

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