Con la guerra in Ucraina il Presidente russo Vladimir Putin è riuscito a compattare un largo fronte internazionale, avverso alle sue iniziative belliche. Gli Stati Uniti ritrovano un feeling con gli alleati europei, dopo le infelici decisioni prese sull’Afghanistan, un Paese lasciato nelle mani di un regime illiberale e antidemocratico.
La Svizzera, da sempre neutrale rispetto a tutte le controversie sviluppatesi nel mondo, ha dichiarato come “ponderato ed inequivocabile” l’integrale allineamento alle sanzioni economiche dell’Unione Europea contro Mosca. Un passo coraggioso, dal momento che il Presidente Ignazio Cassis sa bene che l’alta finanza (che in Europa ha una rilevante presenza russa) determina la crisi o la fortuna di un paese.
Ferme sono state anche le parole della Premier svedese, signora Magdalena Anderson, che, a seguito delle minacce del Presidente Putin alla Svezia ed alla Finlandia, qualora fossero entrate nella Nato, ha ribadito in maniera risoluta che il suo Paese “decide autonomamente la linea politica e sicurezza da tenere, in quanto Paese indipendente”.
Esattamente come l’Ucraina, che non può subire la condanna ad essere per sempre territorio cuscinetto tra Europa e Russia, perché ciò non è gradito a chi avrebbe dovuto seguire la strada del dialogo e della diplomazia per far valere le proprie motivazioni sul tema e non l’utilizzo sconsiderato della forza militare, da tempo premeditato.
Si dice che il Presidente Putin sia un abile giocatore di scacchi, ma da come sta andando la partita temo che abbia compiuto mosse da giocatore d’azzardo, dal momento che anche la Cina non ha mostrato di gradire troppo l’azione del suo “alleato”. Personalmente ritengo che l’astensione cinese sulla “risoluzione di condanna all’invasione dell’Ucraina” in seno al Consiglio di Sicurezza, prima, e nell’Assemblea Generale dell’ONU, poi sia da leggere in tal senso.
Questa guerra, però, non riguarda solo le decisioni degli Stati nei consessi internazionali, è un conflitto piombato nel nostro quotidiano, peraltro con una pandemia ancora in atto. Ci coinvolge tutti, anche se non si svolge nel nostro “giardino”.
L’Italia, come è scritto nell’articolo 11 della Costituzione, ripudia la guerra. Noi siamo chiamati ad essere costruttori di pace e il nostro Paese deve perseguire, con il dialogo e il confronto, l’obiettivo nobile della convivenza pacifica tra i popoli.
Ma come si arriva al confronto? In questo momento abbiamo da una parte un aggressore che proditoriamente e premeditatamente ha invaso uno stato sovrano e, dall’altra, l’aggredito che ha le sue città in fiamme, una parte della sua gente caduta per l’azione di guerra, una parte in fuga ed un’altra parte che combatte per respingere l’invasore.
Come ci si siede ad un tavolo con queste premesse?
Si supplica l’aggressore di desistere perché sta provocando sofferenza, come se quest’ultima non fosse già stata messa in conto, dal momento che la Russia è la seconda potenza militare del mondo, mentre l’Ucraina ne è la ventiduesima?
E perché mai l’aggressore, il Presidente Putin, dovrebbe fermarsi e ritirarsi, dopo aver compiuto un passo tanto grave quanto sconsiderato, se non vi fossero conseguenze gravi da temere?
A quel tavolo bisogna sedersi, assolutamente. Bisogna dare il meglio dell’azione diplomatica di cui si è capaci, perché la via della pace deve essere quella che bisogna tentare strenuamente, ma partendo da piani paritetici e non palesemente sbilanciati.
D’altronde sant’Agostino ci conforta: “È infatti l’ingiustizia del nemico che obbliga il saggio ad accettare guerre giuste”.
Di fronte a tutto questo l’Italia – sia per dovere di alleanza e sia per effettiva convinzione di non poter accettare un’aggressione proditoria – sta agendo di conseguenza con l’appoggio difficile e sofferto, ma quasi unanime, del Parlamento.
Proprio in quest’ottica si inquadra l’azione del nostro Paese. In quest’ambito, e non solo, vanno ad inserirsi i punti della risoluzione unitaria (di cui anche il sottoscritto è firmatario).
In questa risoluzione – oltre all’intimazione del rispetto della sovranità altrui e la cessione di strumenti che consentano all’Ucraina di poter esercitare il legittimo diritto alla difesa – vi sono punti che riguardano la solidarietà, l’accoglienza, la mutualità compensativa per i Paesi che dovessero risultare maggiormente penalizzati dalle conseguenze delle sanzioni applicate.
E fra questi ultimi potrebbe esserci anche l’Italia, per via della dipendenza energetica dalla Russia.
Infine, la generosità di cui gli italiani in generale, i miei conterranei e i miei concittadini in particolare, stanno dando prova è degna di rilievo.
Sono stati attivati canali associativi piccoli e grandi, si sta provvedendo a far giungere al popolo ucraino tutti quegli aiuti indispensabili alla loro sopravvivenza.
Ma desidero formulare un messaggio di comprensione e vicinanza anche al popolo russo che – in misura crescente – è in forte dissenso con il suo leader e non perde occasione, con grande coraggio, per manifestarlo.
Come ben detto da Papa Francesco “Chi fa la guerra dimentica l’umanità…” e nel concordare con le sue parole ho aderito alla giornata di digiuno indetta mercoledì delle ceneri.
On. Antonio Tasso
Vicepresidente Gruppo Misto e Capogruppo MAIE alla Camera dei Deputati
Socio Fondatore di AgiAMO Manfredonia
*Il testo è tratto dagli interventi tenuti a Montecitorio in data 1 marzo 2022