ANCHE quest’anno, come l’anno scorso, Manfredonia salterà il suo Carnevale tradizionale. Niente corsi mascherati, niente carri allegorici, niente Meraviglie e tanto altro che ha fatto del Carnevale di Manfredonia una manifestazione spettacolare tra le più acclamate e seguite. Il maligno Covid col suo perfido imperversare, ha stravolto usi e costumi secolari che prudentemente sono stati messi da parte in attesa di tempi migliori. Che pare stiano alle viste.
MA SE mancheranno i suoni, i colori, le mascherate, le manifestazioni del baccanale carnascialesco, non mancherà lui, la maschera tipica locale, il patron del carnevale sipontino, vale a dire Zé Peppe, che imperterrito, sfidando il Covid, lascerà la campagna sipontina dove vive e si presenterà a Manfredonia a testimoniare che il Carnevale non è morto ma che si è solo preso una prudente vacanza.
AD ANNUNCIARE il suo ritorno “Io sono partita IVA”, l’associazione di commercianti che si è messa in evidenza per le belle iniziative realizzate (tra le altre le luminarie artistiche e sceneggiate del periodo natalizio) che hanno dato sorriso e speranza a Manfredonia e supportato l’economia locale grazie alla moltitudine di visitatori arrivati in città per partecipare a quelle manifestazioni. Zé Peppe col suo inseparabile fiasco di vino percorrerà le vie cittadine domenica 27, martedì grasso 1 marzo e sabato 5 marzo quando si esibirà nella rottura della pignatta. «Un prologo per la manifestazione del Carnevale che si terrà in estate prossima» annunciano i “Partita IVA” che promettono mirabilie per una manifestazione che sia pure nel solco della tradizione carnevalesca, sarà del tutto adattata al tempo estivo.
NIENTE maschere e suoni nella loro concezione caratteristica, ma il Carnevale si farà sentire ugualmente nei suoi aspetti culinari che propongono eccellenze tipiche sipontine che spaziano dai dolciumi alle pietanze particolari evidenziati nei menu che datano mille e seicento. Con i “malembande” (impasto di semola, uova, formaggio pecorino e sale, sminuzzato in tante briciole, cotte direttamente nel ragù di maiale), è la Farrata (sfoglia circolare ripiena di ricotta, farro o grano, menta maggiorana, cannella) la regina del Carnevale culinario.
IN QUESTO Carnevale più gastronomico che mascherato, ci sarà una novità di grande rilievo che va anche oltre la gastronomia: il “matrimonio” tra la Farrata tipica sipontina e la Sfogliatella riccia tipica partenopea, padrino lo stesso Zé Peppe. «Il caratteristico contenitore della sfogliatella riccia ospiterà lo speciale ripieno della Farrata» spiega Nicola, il “mago” della Farrata, che usa la ricetta che utilizzavano i sipontini al tempo della Siponto romana. A captare l’attenzione della Sfogliatella è stata la Farrata della “Maison della Farrata” col sorriso di Mariolina, laboratorio noto persino a New York dove fa arrivare la sua specialità (era prevista anche una uscita in Russia, ma…). Il profumo di quel negozio ha attirato anche il titolare della “Pintauro”, nota pasticceria di Napoli che ha proposto l’insolito “matrimonio”. I convenevoli tecnici hanno dato esiti eccellenti ed è così che a Napoli e a Manfredonia si possono consumare Farrate lisce e ricce.
Michele Apollonio