Venerdì 27 Dicembre 2024

Sulla scia e l’esempio del ‘cittadino’ San Lorenzo

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“Le istituzioni non devono piegarsi a logiche clientelari, ma porsi con dignità e coraggio al servizio della città”

CUSTODIRE, vigilare, svegliare, denunciare, servire: sono i cinque verbi che l’arcivescovo padre Franco Moscone, ha indicato «alle persone di buona volontà» a coniugarli per liberarci dai «virus che infettano da tempo le relazioni sociali, economiche e culturali del nostro popolo facendo ammalare l’intero territorio» e rilancia l’urgenza di «rifondare e rinnovare le basi di una vita civile sana, per progettare e costruire un futuro sostenibile, patrimonio delle nuove generazioni, per rispettare e curare il ricchissimo ecosistema ambientale e culturale che abbellisce, rendendola unica, Manfredonia».

IL PRESULE Moscone insiste nella sua crociata contro l’«appesantirsi di prospettive e paure» indicando l’esempio del vescovo e Patrono di Manfredonia, San Lorenzo Maiorano, ricordato nell’omelia pronunciata in cattedrale nella ricorrenza della festa che la Chiesa gli tributa. Arrivato a Siponto da Costantinopoli in un momento di grande affanno «non ha derogato – ricorda il suo 127esimo successore – alla sua responsabilità, ha accolto le sfide del momento e fatto ripartire lo sviluppo della Chiesa e della Città colpite da flagelli immensi, ha ridato vita e forza all’identità originale e all’eredità culturale dell’antica Siponto ricreando i fondamenti tanto dell’organizzazione ecclesiale che della vita civile».

PADRE MOSCONE coglie l’occasione per spiegare a chiare lettere quale sia la funzione e la missione del vescovo. «Si pensa – espone – che un vescovo debba starsene zitto e chiuso nella struttura mistica dei riti sacri, come se il “sacro” si leghi solo alle liturgie e a manifestazioni di folklore religioso. Sacre – proclama – sono le persone, il loro lavoro, le loro relazioni, le loro unicità; le famiglie dove si accoglie, cresce, protegge e cura la vita; le città con le strade e le case che le costituiscono; gli ospedali che non si strutturano come aziende, ma con servizi e sostegni agli infermi; le scuole che devono essere sostenute per formare ed istruire; l’ambiente che non va deturpato o violentato, ma protetto e valorizzato; le nuove generazioni che hanno il diritto di ereditare un paese sano ed un futuro sostenibile; le relazioni umane e le loro nobili espressioni; i malati e gli anziani, la cui dignità non viene mai meno; le compagnie ed i teatri dove si trasmette ed elabora cultura; le imprese capaci di sana economia, che danno lavoro e contribuiscono al progresso sociale del territorio e che, per questo motivo, non devono essere lasciate sole, ostaggi del ricatto della criminalità organizzata; le Istituzioni che non devono piegarsi a logiche clientelari, ma porsi con dignità e coraggio al servizio della Città. Sacro è tutto ciò che interessa al bene dell’uomo, perché è l’uomo che interessa a Dio!».

RIVENDICA per la Chiesa l’arcivescovo Moscone «la stessa capacità di lotta: serve il coraggio di scelte profetiche che rendano credibile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo oggi, è coerente la Chiesa che cammina insieme al suo popolo, ama il suo territorio, lo cura con tenerezza e professionalità, collabora – senza risentimenti o sottomissioni – alla costruzione e sviluppo della Città».

E DUNQUE essere custodi della nostra Città e della sua gente, custodi della vita nelle sue molteplici forme ed espressioni, specie quando questa è calpestata ed offesa; e vigile smascherando le bugie e le mezze verità, che inondano come tsunami il nostro tempo, scoperchiare l’inganno delle fake news e delle false promesse che pretendono di vendere felicità e verità a buon mercato; e svegliare le coscienze sia individualmente che come comunità, per innescare processi virtuosi e generativi; e denunciare, la Chiesa è consapevole che per amore del popolo non può tacere. Ricorda gli attentati incendiari di questo inizio d’anno (due automobili, uno stabilimento balneare, un negozietto di distribuzione di bibite), e invita ad avere il coraggio e sentire il dovere di denunciare ogni malaffare, inganno, abuso di potere e ogni forma di intimidazione. Ricorda infine che “il silenzio dei buoni è partecipazione alla colpa … è terreno fertile per la criminalità organizzata”.

L’ARCIVESCOVO Moscone sulla scia e l’esempio del predecessore di mille e cinquecento anni fa Lorenzo Maiorano con la speranza che il “miracolo” si ripeta.

   Michele Apollonio

 

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