Martedì 19 Novembre 2024

CI VORREBBE UN SAN LORENZO

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Le vicende politiche amministrative con gli ineluttabili riflessi sull’economia e sul sociale, che hanno caratterizzato questi ultimi anni del primo ventennio del terzo millennio d. C., non sono state le prime e neanche le più drammatiche nella plurimillenaria storia di Siponto/Manfredonia. Ci sono stati altri periodi nei quali gli accadimenti susseguitisi anche con effetti tragici, hanno provocato stravolgimenti che hanno lasciato il segno senza peraltro creare discontinuità nel divenire della città, Siponto prima e l’erede Manfredonia poi, che ha lasciato segni indelebili nel racconto dell’evoluzione del tempo e delle genti che lo hanno animato. L’excursus di oltre duemila anni di vicende variamente determinate e documentate, offre un campionario di esperienze ricco di spunti e riflessioni che possono ben essere rapportate, con naturalmente i dovuti adattamenti, all’oggi per meglio capirne le dinamiche e le evoluzioni. Tra queste intriga tanto, per certe analogie con situazioni contemporanee, quella legata a Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, uno dei tre protettori di Manfredonia, assieme a San Filippo Neri e alla Madonna di Siponto, che la Chiesa ricorda il 7 febbraio, giorno della sua morte avvenuta nel 545, dopo 59 anni di vescovado fecondo e illuminato. Siponto si trovava sotto assedio dei barbari che avevano invaso la penisola italica. Odoacre fattosi proclamare re d’Italia, inviò un suo prefetto a Siponto che di fatto venne commissariata. La città finì allo sbando. Tra le questioni sospese, pesava quella della nomina del nuovo vescovo dopo la morte di Felice I avvenuta nel 466. “Per le sue funzioni specifiche della sua azione pastorale” – rileva Paolo Cascavilla nel suo volume Siponto Manfredonia –il vescovo era un riferimento fondamentale, a livello istituzionale, economico, culturale, una figura di garanzia anche nelle scelte politiche e amministrative”. Una guida autorevole che clero e senato sipontino si risolsero nel 488 di andare a cercarlo a Costantinopoli, presso l’imperatore Zenone che propose Lorenzo della famiglia imperiale Maiorano. Mai scelta fu più provvidenziale. Il senato e il popolo sipontino “l’accettarono – ricorda lo storico sipontino Luigi Pascale – con voto plebiscitario e con immenso giubilo”. Il giovane bonus pastor (Lorenzo aveva poco più di 30 anni) si dedicò con grande passione al consolidamento della Chiesa sipontina ma anche allo sviluppo della città portuale tanto che gli storici parlano di “rifondazione” della città annoverata “tra le più rilevanti d’Italia”. Lo stemma della città perpetua la sua strenua difesa dall’assalto di Totila, re degli Ostrogoti. Sono trascorsi secoli da quel tempo e naturalmente le cose sono cambiate radicalmente ma il cammino dell’umanità porta inciso i suoi vissuti che talvolta si ripresentano necessariamente sotto sembianze diverse ma che in qualche modo ricordano passati e forse dimenticati eventi. Come per l’appunto nella storia manfredoniana recente, del 2019, caratterizzata dallo scombussolamento politico e amministrativo (antichi barbari), lo sbandamento economico e sociale della città, l’arrivo dei prefetti e commissariamento della città, il laborioso ricorso alle elezioni (lo Zenone d’oriente), e infine l’arrivo della nuova figura di riferimento della città che essendo per l’appunto appena all’inizio non è dato sapere se sarà in qualche modo emulo di San Lorenzo. Certo è che data la situazione di grande afflizione, per Manfredonia ci vorrebbe un nuovo San Lorenzo.

Michele Apollonio

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