Si potrebbe dire “dopo tanto peregrinare” il Manfredonia, da domenica, sei febbraio, potrà tornare a giocare le proprie gare casalinghe allo stadio “Miramare”. Giustizia è stata fatta! Nonostante gli evidenti segni di usura e scarsa manutenzione, quello di Manfredonia non sembrava il peggior impianto della categoria, l’Eccellenza pugliese. Alla fine il lavoro iniziato dall’ex presidente, Gianni Rotice, e completato dal suo successore, Michele D’Alba, ha fatto tornare sui suoi passi il presidente regionale, Tisci, e ha dato il tanto atteso risultato: giocare al Miramare. La scelta è stata tanto importante se si pensa alle proibitive temperature dei prossimi mesi nella vicina Monte Sant’Angelo e alle obiettive difficoltà per tifosi ed addetti ai lavori a seguire il Donia. Ringraziano anche le squadre giovanili costrette ad emigrare a Troia, la Juniores, e, a San Giovanni Rotondo, Allievi e Giovanissimi. Sul fronte campionato, la indigesta sconfitta di Molfetta, il “Paolo Poli” non è mai stato un campo facile peri sipontini, non ha cambiato i piani di mister Franco Cinque. Più difficile smaltire il grossolano errore dell’arbitro che dopo solo 20’ ha espulso Matteo Colangione, reo di un fallo poco riscontrabile nei fatti. Il pari sembravi il risultato più giusto, invece, nel finale, è arrivata la beffa e la vittoria dei locali, per i quali i tre punti sono stati un autentico “toccasana”. I 24 punti del Manfredonia, con una gara da recuperare, sono un limbo anomalo, senza possibilità di pensare alla serie D e lontanissimi da rischi di retrocessione. Una situazione creato dalla sciagurata e imperdonabile scelta di abolire i playoff e togliere fascino ed interesse al miglior torneo di Eccellenza nazionale.
Antonio Baldassarre