Un pregiato territorio privo di una seria programmazione, di una idea ragionata di sviluppo
SEASIF, ENERGAS, RIFIUTI: sono gli enigmatici fantasmi che inscenano una macabra danza sull’orizzonte dei disorientati manfredoniani. Tre riferimenti di altrettante attività industriali che al di là della loro rispettiva valenza economica, nascondono insidie clamorosamente denunciate dal sistema politico-sociale-culturale manfredoniano senza che però abbiano avuto seguiti chiarificatori e dunque rassicuranti.
TRE INIZIATIVE arrivate da lontano, approdate sulle rive del golfo garganico con l’intento di insediarsi su questo territorio senza una propedeutica analisi dello stesso, senza alcuna considerazione delle popolazioni interessate, ognuna per proprio conto, come un arrembaggio. Si potrà obiettare che chi deve sapere, sa; e chi deve decidere; decide. Se così fosse il problema è ancora più grave. Eppure ci sono state esperienze drammatiche dal punto di vista economico e sociale delle quali il territorio e la gente portano i segni. Ora è il turno della Seasif, dell’Energas, dei rifiuti. Tre situazioni che nella loro diversità problematica, riassumono un grave situazione che riguarda aspetti economici, diciamo pure di sviluppo, ma anche l’ambiente, la sicurezza e la salute pubblica.
DELLA SEASIF si è appreso, in via del tutto informale, che è in stato di avanzata esecuzione il progetto che prevede un insediamento nella Zes di Manfredonia-Macchia e il suo subentro nelle concessioni di Eni Rewind (ex Enichem) riguardanti strutture del porto industriale (banchine, attracchi, nastri trasportatori, tubazioni) collegate all’area ex Enichem, ai grandi serbatoi dismessi da Enichem e facenti parte delle demolizioni dell’ex stabilimento, mai avvenute: perché? Non si conosce quale sia il progetto produttivo e delle ricadute ambientali, economiche, occupazionali sul territorio.
PER ENERGAS le questioni in discussione non riguardano gli aspetti tecnici sviscerati e dunque arcinoti, nell’ormai ultra decennale disputa tra quell’azienda e Manfredonia, bensì se lo si può insediare o meno. Il dossier accumulato è quanto mai voluminoso ed ogni qualvolta, e sono tantissime ormai, c’è un summit “decisorio” si accresce di altra documentazione che rimanda il tutto ad un successivo incontro “decisorio”. L’ultimo in ordine di tempo qualche giorno fa, che ha raccolto intorno ad un tavolo convocato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, i vari soggetti interessati: i diversi ministeri (transizione ecologica, infrastrutture e mobilità, interno, cultura), la Regione Puglia, la Provincia di Foggia, l’Autorità di sistema portuale, la Capitaneria di porto di Manfredonia, l’Agenzia delle dogane, RFI, Anas e naturalmente il comune di Manfredonia rappresentato dal sindaco Gianni Rotice e da alcuni assessori e tecnici comunali. Tutta la “corte celeste” che avrebbe potuto decidere. Invece no: è stato tutto rinviato al 4 marzo prossimo. «Sono emersi ulteriori elementi tecnici ostativi al progetto» ha spiegato Rotice. Punto e accapo.
NEL FRATTEMPO si apre un altro fronte d’inquinamento (e di inquietudine). Secondo fonti attendibili, i grandi capannoni dell’urea ex Enichem poi passati a Inside che, esauriti i fondi del contratto d’area, ha chiuso e dichiarato fallimento, sarebbero stati venduti dalla curatela fallimentare ad un non meglio identificato “gruppo di Lucera” che li utilizzerebbe per trattare rifiuti di che genere non si sa. Un impianto che anderebbe ad aggiungersi a quell’altro cosiddetto di trattamento rifiuti di plastica già programmato dal comune di Monte sant’Angelo. Tutto insomma nella scia della vocazione ambientale di Macchia.
E TUTTO QUESTO (e presumibilmente tanto altro) nel silenzio o nell’assenso delle “competenti” autorità “preposte”, cittadine e oltre? Il territorio che fa capo a Manfredonia continua ad essere terra di conquista, privo come è di un indirizzo, una idea di quello che vuole essere, senza una progettualità ragionata del sistema Manfredonia. Sarebbe ora che tali problematiche fondamentali per lo sviluppo del territorio e il benessere di chi ci vive sopra, escano dai susurri di piazza e siano affrontate con il giusto e doveroso impegno. Prima che sia troppo tardi…
Michele Apollonio