Distrutto uno stabilimento balneare – Sollecitate misure per la sicurezza urbana
UN AMMASSO di resti fumanti: è quello che rimane dell’Ultima spiaggia, stabilimento balneare per l’appunto ultimo della schiera di impianti balneari che da Manfredonia si distendono lungo il litorale sipontino. Un incendio lo ha completamente distrutto. Le fiamme sono state appiccate alle prime luci dell’alba fredda ma serena, e in men che non si dica hanno divorato le strutture in legno che costituivano i servizi a terra del bagno divenuto tra i più accorsati di quelli disposti sulla dozzina di chilometri di largo e soffice arenile che fa da corona al mare del golfo garganico.
I VIGILI DEL FUOCO del distaccamento di Manfredonia, arrivati velocemente sul posto, non hanno potuto fare altro che evitare che le fiamme si propagassero nell’adiacente pineta. Ad allertarli è stato Fabio Penza, un ispettore volontario territoriale della Civilis, che abita in quella zona, svegliato dai bagliori delle fiamme diffusesi rapidamente. Sopraggiunti anche i carabinieri della Compagnia di Manfredonia e della Squadra speciale di Foggia recentemente istituita. Sul posto anche Dario Melillo e Gianni Longhi titolari e gestori dello stabilimento che da lavoro a dodici dipendenti.
SONO AMMUTOLITI, avviliti da un gesto sulla cui matrice non riescono a capacitarsi. Rimangono stupiti e confusi dinanzi a quelle macerie dalle quali, riflettono, sarà difficile rialzarsi. Si sono persi dodici posti di lavoro e andati in fumo dieci anni di sacrifici e di speranze di valorizzare una riviera dalle grandi prospettive. Un rogo sul quale riflettere. Gli specialisti dei carabinieri e dei pompieri hanno proceduto ai rilievi del caso dai quali si spera trarre degli indizi per risalire alle cause ed eventualmente agli autori di quello che al momento è difficile classificare, se cioè attentato ascriviibile ad un atto vandalico o ad altro tipo doloso riconducibile alla criminalità organizzata.
NON E’ CERTO il primo attentato che succede a Manfredonia. Finora erano le automobili il bersaglio preferito. La circostanza che erano di politici aggrava la situazione. Non è un mistero che a Manfredonia imperi una microcriminalità sempre più opaca. E poi c’è tutto quel vasto campionario di illegalità sul quale è stato impiantato il provvedimento di scioglimento del comune di Manfredonia. Gli ultimi blitz con numerosi arresti, in ordine di tempo, della DDA e Ros, hanno evidenziato forti infiltrazioni mafiose nel mondo del lavoro. Quello delle attività balneari è tra i pochi rimasti attivi.
IL MOVIMENTO 5 stelle con la solidarietà manifestata ai titolari dell’Ultima spiaggia, auspica e chiede «una maggiore presenza delle istituzioni e delle forze dell’ordine su un territorio tanto bello quanto in difficoltà e spaventato dalle continue minacce e intimidazioni che vogliono provare a controllare il nostro cuore e la nostra mente». E la consigliera comunale Giulia Fresca, l’undici gennaio scorso indirizzava al sindaco della città e alla presidente del consiglio comunale, una interrogazione con la quale denunciava «numerosi fatti di cronaca che stanno interessando la città, con particolare riferimento alle autovetture date alle fiamme, ai pestaggi di minorenni, allo sfregio all’Ulivo della legalità, ai sempre più frequenti furti ed atti di danneggiamento», e pertanto sollecitava «misure attive di controllo e contrasto delle azioni che minano la sicurezza urbana e l’incolumità dei cittadini».
QUELLO della sicurezza sociale è tema fondamentale per le aspettative di percorsi di sviluppo economico premessa a sua volta di quella sociale. Non preoccuparsi e soprattutto non attenersi alle regole della legalità, sarebbe come rinunciare a dare al territorio la giusta alternativa di progresso.
Michele Apollonio