“Nella primavera del 1921 si costituiscono le basi per la creazione a Manfredonia di una sezione del Partito Repubblicano. L’iniziativa partì da Napoli dove Lorenzino Garzia iscritto a quel circolo repubblicano universitario, aveva fatto club con l’altro studente Mario Simone e con un originale fotografo, Nicola Scardino di qualche anno più grande di loro, praticante tra i tecnici della famosa casa cinematografica di Gustavo Lombardo”. Inizia così il lungo racconto in due puntate che il prof. Arch. Michele Di Lauro, docente di storia dell’Arte dell’I. S. “Roncalli-Fermi-Rotundi-Euclide”, offre ai suoi alunni. La storia della nascita del Partito Repubblicano a Manfredonia e le innumerevoli implicazioni politico, sociali ed economiche prodotte dal regime. Una ricostruzione minuziosa, fedele e puntuale che l’autore dedica ad un frammento di storia ai più sconosciuta, vissuta, in particolare, dalla nostra tanto martoriata città e dagli oppositori del fascismo. Un manipolo di ardimentosi giovani che hanno dimostrato tanto senso patrio da tenere testa al regime, pur consapevoli di mettere a repentaglio la propria vita e quella delle rispettive famiglie, in difesa della tanto agognata libertà. I tre mazziniani decidono di costituire una sezione del Partito Repubblicano dedicato al politico Matteo Renato Imbriani (Napoli 1843-1901). Tra i primi a aderire al PRI: Giovanni De Vita, Mario Simone, Nicola Scardino, Manfredi de Angelis, Antonio Murgo, Raffaello Di Sabato (nominato segretario dei giovani repubblicani nel 1921), Gaetano Pasqua, Vincenzo Bissanti, Nicola Marasco, Francesco Garzia, Saverio Spagnuolo, Salvatore De Padova e Salvatore Gatta. Numerose furono le persecuzioni che il nuovo movimento politico, in continuo crescendo, subì da parte dei fascisti. Il più eclatante l’arbitrario prelievo di alcuni di essi, mentre sostavano nella pasticceria di Adolfo Castriotta. A. De Francesco, F. P. Scardino, G. Notarangelo, R. Di Sabato e M. De Padova, vengono aggrediti violentemente e condotti nella caserma dei carabinieri. Dei cinque fermati, solo tre, Scardino, Notarangelo e Di Sabato, furono arrestati, i primi due con l’imputazione di “avere la sera del 27 maggio 1923 in Manfredonia fatta pubblicamente l’apologia della rivoluzione repubblicana”, il terzo, invece, perché autore di un libello contro il regime fascista. Dopo sei giorni di prigione verranno scarcerati per avvenuta amnistia. Tante le vessazioni e perquisizioni subite dagli stessi da parte del sindaco Pietro Simone, dai carabinieri e dalla giunta municipale. Osiamo aggiungere, sperando di non sbagliare, che il prezzo più alto lo ha pagato il Di Sabato che nel tempo ha continuato a subire vessazioni, al punto da essere rimosso dall’impiego quale funzionario della Camera di Commercio di Foggia. Successivamente, per trascorsi politici gli viene revocato l’incarico di Regio Ispettore Bibliografico per il Comune di Manfredonia. Da queste colonne desideriamo ringraziare il prof. Di Lauro per averci donato uno spaccato di un periodo buio, ma altrettanto luminoso della nostra storia, riportando alla luce tali avvenimenti che, siamo certi, saranno di monito e insegnamento per le nuove generazioni, visto che la scuola non sempre dà la possibilità di studiare la storia contemporanea. Perché prendano consapevolezza che la libertà è il bene più prezioso a cui ogni essere umano anela e che va difeso e conservato gelosamente. Le due puntate del racconto si possono leggere qui:
Matteo di Sabato