Se ne parla da anni con accenti ora entusiasmanti, ora sconfortanti; si fanno intravvedere orizzonti avveniristici che immancabilmente finiscono nel nulla; è la favola agrodolce del Treno-Tram sulla quale galleggiano tante attese di rinnovamento di Manfredonia. Lo si immagina correre tra Manfredonia e Foggia sui binari impiantati nell’800 per dare al retroterra di Capitanata uno sbocco nell’Adriatico, nel golfo di Manfredonia protetto dal promontorio del Gargano. Un treno-tram evoluzione del ciuf-ciuf a carbone e vapore che per oltre un secolo ha fatto la storia di Manfredonia, del porto, assicurando progresso e sviluppo. Poi, nel solco dell’evoluzione tecnologica, è arrivato il Treno-Tram, non il convoglio vero e proprio, bensì l’idea di quell’innovativo mezzo di trasporto che avrebbe cambiato le prospettive della città del mare. Un progetto ambizioso dotato anche di un fondo di ben cinquanta milioni di euro. Una chimera alimentata dalla costruzione di una fermata ferroviaria, pomposamente chiamata “stazione Manfredonia ovest”, in buona sostanza non più di una pensilina priva di ogni servizio, che dovrebbe fungere da nodo di smistamento tra il treno e gli autobus diretti sul Gargano. Solo fumo per gli occhi. Di anni ne sono già passati a decine ma di quel Treno-Tram non si è sentito neanche un fischio. Però si è perso anche il semplice treno che faceva servizio sulla tratta Foggia-Manfredonia, ridotto ad un melanconico souvenir per un paio di mesi estivi. Del Treno-Tram, come nelle leggende metropolitane, si riparla di quando in quando per rinnovellare una emozione sospesa nel tempo con la speranza sempre più fioca, che verrà. A sollecitarne il ricordo più che il treno, sono quei 50 milioni di euro di dote che evidentemente fanno gola. La Regione Puglia che li ha in consegna, di volta in volta ha annunciato di volerli utilizzare per il trasporto pubblico, ma ricorrendo ai mezzi su gomma, ovvero gli autobus. Una soluzione che ha provocato le irritate reazioni degli ambientalisti e dei sindacati per ovvie ragioni sul tappeto della preoccupata attenzione in tutto il mondo. Intanto tutto rimane immobile. A riprendere il discorso da ultimo è stato il sindaco di Manfredonia di fresca nomina, Gianni Rotice, che ha incontrato la responsabile regionale alla mobilità che ha fatto sapere di aver inserito il Treno-Tram MF-FG nel “Piano dei trasporti regionale 2030”. Ancora un margine di otto anni per decidere? Strettamente connesso all’uso della ferrovia, è la sistemazione della grande area ormai dismessa, di pertinenza delle Ferrovie dello Stato. Quali progetti vi sono per quell’area che ben si presta a dare sfogo ambientale ad una città soffocata dal cemento? E’ uno dei tanti punti interrogativi che gravano su quell’area che il progettista del Piano regolatore di Manfredonia, Mauro Ricchetti (1998), aveva previsto liberata dai binari e trasferiti nel capolinea da realizzare a Scaloria, dove peraltro già passano i binari diretti all’area industriale di Macchia. Se è vero, come è vero, che non tutti i mali vengono per nuocere, la fin qui mancata realizzazione del Treno-Tram dovrebbe attivare le opportune riflessioni (e azioni) sul rinnovamento urbanistico della città quanto meno nelle sue direttrici fondamentali. Un compito affidato al nuovo governo cittadino.
Michele Apollonio