Martedì 19 Novembre 2024

L’acqua sorgiva che si disperde in mare: risorsa utilizzabile

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Solo il territorio di Manfredonia scarica a mare una quantità di acqua sorgiva pari a circa 1400 litri al secondo. Sarebbero 5040 m3 ora, nell’ordine di 120.900 m3 al giorno, capaci di soddisfare il fabbisogno idrico per circa 604.800 persone. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), introdotto dal Decreto Legislativo del 2006, è l’atto che disciplina il governo delle acque sul territorio. Strumento dinamico di conoscenza e pianificazione, che ha come obiettivo la tutela integrata degli aspetti qualitativi e quantitativi delle risorse idriche, al fine di perseguirne un utilizzo sano e sostenibile. Il PTA pugliese contiene i risultati dell’analisi conoscitiva e delle attività di monitoraggio relativa alla risorsa acqua, l’elenco dei corpi idrici e delle aree protette, individua gli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici e gli interventi finalizzati al loro raggiungimento o mantenimento, oltreché le misure necessarie alla tutela complessiva dell’intero sistema idrico. Lungo la fascia costiera della Puglia, numerosissime sono le sorgenti che sgorgano a livello mare, in forma ora diffusa ora concentrata, in conseguenza dei caratteri di permeabilità della formazione costituente l’acquifero di origine e delle condizioni geostrutturali degli ammassi rocciosi presenti lungo costa. Le sorgenti costiere note, però, sono unicamente quelle concentrate ed emergenti con evidenza ad una quota prossima o di poco superiore al livello mare. Dagli studi messi a disposizione dalle istituzioni preposte, su Manfredonia sono state censite 11 sorgenti prevalenti che certamente non sono il dato reale poiché senza ombra di dubbio ci saranno piccole sorgenti non percepite oltre all’inquantificabile numero di sorgenti sottomarine difficili da censire. Sorgenti costiere effetto di manifestazioni della falda profonda che circola nell’ammasso carbonatico fessurato e sovente carsicizzato, in prevalenza mesozoico. Le acque presentano contenuti salini piuttosto considerevoli, che in genere superano i 3 g/l. Talora si raggiungono perfino valori dell’ordine di 8-9 g/l. In prossimità di Siponto sono inoltre presenti sorgenti subaeree che sgorgano a quote prossime a quella del livello mare, determinando piccoli canali a pelo libero che si riversano in mare dopo aver attraversato la spiaggia. Si tratta di sorgenti alimentate dal Promontorio del Gargano e caratterizzate da portata in genere modesta. Tra le più cospicue troviamo le sorgenti Conchiglia e Foce Canale con una portata dell’ordine di 100-130 l/s. Ad oggi per gran parte delle sorgenti regionali non si dispone di un quadro conoscitivo esauriente sotto il profilo geologico e idrogeologico che consenta di acquisire certezze sulle modalità effettive di emergenza delle acque sorgentizie e, di queste ultime, il bacino di alimentazione e le direttrici idrauliche effettive. Queste circostanze hanno sicuramente condizionato la corretta impostazione dei piani di monitoraggio idrogeologico, che di fatto si sono risolti in una sterile raccolta di dati privi di valenza scientifica. La scarsa importanza sino ad oggi accordata alle sorgenti regionali ha limitato fortemente lo sviluppo di progetti finalizzati al loro impiego, intese come risorse idriche.

“Una ricchezza sempiterna, una riserva che si rinnova e inorgoglisce piante e colline, un gorgoglio e uno scintillio spumeggiante che bagna e salva terreni e giardini, disseta animali e uomini, rallegra il paesaggio naturale e rende fertile un territorio di per sé angusto e solitario.”

“Questa citazione è tratta dallo stupendo lavoro svolto e coordinato dalla professoressa Maria, Loreta Soldano, intitolato “IL GARGANO E LE SUE CENTO SORGENTI”.  E’ quanto ci riferisce l’Ing. Andrea Trotta di Manfredonia, esperto in impiantistica idraulica industriale e non solo. “Dove si evidenzia in effetti che il Gargano rappresenta un patrimonio idrico di notevole interesse, specie oggi dove le generazioni moderne e tecnologiche diventano sempre più idro esigenti. Ma non diciamo niente di nuovo, da sempre addirittura 300 anni a.c. i Romani capito che l’acqua, elemento naturale, oltre che per la sopravvivenza umana era condizione necessaria per lo sviluppo socio-economico e lo stato di salute della popolazione costruiva il suo primo acquedotto chiamato “Acquedotto Appio” e serviva tutta la città di Roma. Le acque convogliate e canalizzate, venivano poi distribuite con grande maestria utilizzando l’unica forza motrice allora esistente – La gravità -. Oggi la scienza e la tecnica offrono ben altra tecnologia, capace di poter emungere acqua da falde freatiche tramite pozzi profondi con portate interessanti. Questi pozzi in numero tale da concorrere alla portata desiderata, frutto di una valutazione di quali e quante aree urbane del Gargano s’intende servire, può successivamente distribuirsi a gravità, stessa forza motrice dei Romani, collegando le condotte in coda alla rete di distribuzione acquedottistica già esistente. Parlo di pozzi profondi, perché al fine di emungere acqua non interessate dall’ingressione marina, è conveniente operare gli emungimenti a distanza di sicurezza dalla costa e quindi a quote che possono variare da 100 a 300 m slm. Tale sistema fungerebbe da serbatoio di testata agli acquedotti esistenti grarantendo carico idraulico e portata integrativa di acqua. Si garantirebbe la possibilità di espandere le reti acquedottistiche anche alle zone rurali ed agricole, integrando in qualità e quantità la risorsa idrica disponibile. Non dimentichiamo il fortissimo danno arrecato alle attività agricole per la siccità del triennio 1988-1990 come poi, nuovamente verificatosi nel corso della primavera-estate del 2000. Ricordando che che se si escludono gli apporti dell’invaso di Occhito e del Celone, tutte le acque che noi pugliesi utilizziamo provengono principalmente dalla Basilicata e in seconda battuta dalla Campania e dal Molise. Pertanto lo stimolante artico di Raffaele Di Sabato ci obbliga ad effettuare delle riflessioni sull’utilizzo di questa notevole disponibilità idrica che significherebbe una risorsa INTEGRATIVA E DI EMERGENZA” all’attuale sistema acquedottistico”.

Raffaele di Sabato

 

 

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