Il rebus Quirinale
«IL PRESIDENTE della Repubblica è la più alta carica dello Stato italiano, la sua scelta è pertanto un momento di grade e significativa importanza, una responsabilità seria, non trattabile o barattabile, bensì ragionata. Soprattutto è una carica che va votata con la consapevolezza di eleggere una figura degna di rappresentare una Nazione con Storia e Cultura di grandissimo prestigio».
L’OSSERVAZIONE e la riflessione viene dal consigliere comunale “dem” Massimo Ciuffreda che in una nota, si esprime sulle candidature per il Quirinale che continuano a circolare. «Mi auguro – riflette – che si vaglino attentamente e nell’interesse dall’Italia i nomi dei candidati cui affidare la rappresentanza dell’Italia nel consesso mondiale, che dovranno vegliare sulle sorti del Governo e dunque si evitino derive populiste o ancor peggio personalizzate. Come bene ha detto Romani Prodi ci vuole “un candidato che abbia meno veti e più voti”. Non va dimenticato o sottovalutato – rimarca Ciuffreda – che il Capo dello Stato è garante della nostra Costituzione e deve assicurare fedeltà ad essa; è il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura del quale è garante dell’autonomia e della indipendenza da qualsiasi influenza come detta la nostra Costituzione.
FRA QUALCHE giorno si inizierà a votare per eleggere il Capo dello Stato e da giorni si è messa in moto una campagna acquisto di voti in cambio magari di promesse di candidature future, una pessima abitudine da combattere decisamente. Anche se i “giochi” si consumano a Roma nell’ambito del Parlamento e dei partiti, è tutto il popolo fin nelle periferie che è coinvolto e sarebbe opportuno, se non doveroso, che in qualche modo venisse interessato. Quello di Manfredonia, ad esempio: esprime tre Grandi elettori (Bordo, Tasso, Troiano, ndr) ma nessuno di essi ha pensato di coinvolgere i rispettivi elettori, quella che un tempo si chiamava la “base”. In questa importante occasione di democrazia sarebbe stato appropriato che si fosse stabilito un dialogo allargato».
IL CONSIGLIERE comunale Ciuffreda sollecita una questione che sempre più pare affossata e addirittura evitata, vale a dire la discussione pubblica dei problemi che interessano la gente. Si è perso ogni interesse per un pubblico dibattito, per la pratica del dialogo, anche della polemica. Non ci si parla più. Al massimo si borbotta più o meno guardinghi, quando non si trascende in invettive.
UN ESEMPIO eclatante di un sistema deviato, lo ha dato la recente campagna elettorale nella quale tra i vari contendenti alle poltrone del Municipio, è esplosa anche violenta la contesa. E’ mancato per l’appunto il dialogo fra di loro e con i cittadini, un sano e costruttivo dibattito sulle tante cose che riguardano la città. Che pertanto sono rimaste confinate in un retroterra sempre più buio. C’è stata una caterva di ricchi e pressanti messaggi pubblicitari ma che non hanno parlato alla gente; anche i caroselli dei diversi candidati sono rimasti circoscritti ad un certo entourage di riferimento al personaggio di turno. Il popolo è rimasto fuori, lasciato da parte.
NE’ TANTO MENO ha soccorso il largo uso di internet, anzi per certi aspetti ha danneggiato, spesso fuorviato. Sono proliferati gli autori di post o di commenti fasulli (a parte quelli sconci) che hanno sguazzato a piacimento. Sono sorte squadre con profili falsi impegnati a denigrare e a screditare l’avversario di turno magari dopo averlo osannato.
LA CONSEGUENZA evidente e netta è stata la massiccia astensione dell’elettorato dalle urne: un significativo e silenzioso dissenso che sintetizza il forte malcontento diffuso cui prestare attenzione, che andrebbe ascoltato e valutato.
CON LA NUOVA amministrazione comunale in qualche modo si è aperto un nuovo capitolo della tormentata storia politico-amministrativa di questo ultimo quarto di secolo: l’auspicio è che, smaltiti le ultime ostilità post campagna elettorale, si cambia completamente registro. Ci sia una riconciliazione politica e amministrativa. Ad iniziare dal modo di porgersi in consiglio comunale, la sede degli eletti, dove la cordialità e il rispetto reciproco, oltre che la preparazione, dovrebbero, nella piena osservanza dei ruoli, supportare l’ordinario mudus operandi. Ne acquisterebbe la chiarezza e l’efficacia dell’azione amministrativa, a benefico anche del popolo che va informato in modo oggettivamente corretto.
Michele Apollonio
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