Venerdì 20 Dicembre 2024

Un misterioso reperto della Siponto antica

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Di  Aldo Caroleo

Come è   noto, il bacino archeologico della Siponto Dauna-Romana e Medievale è di straordinaria vastità ,  ma solo il 5-6% di tutta questa immensa area è stata oggetto di  scavi sistematici.   I più  evidenti  sono quelli dei resti romani e paleocristiani nei pressi della Basilica di santa Maria Maggiore e qualche saggio (in verità molto superficiale) è stato fatto di recente nell’area del cosiddetto Parco Archeologico di Siponto.

L’altra area molto  vasta è costituita dai complessi ipogeici di Capparelli, Minonno , di Santa Maria Regina e di Scoppa I e II (adiacenti alla pineta di Siponto).

Uno  degli  ipogei  di Scoppa, secondo i più (e le fonti parrebbero confermare questa ipotesi)  sarebbero i pochi resti di una chiesa paleocristiana del  V  Sec. attribuita a Lorenzo Maiorano, che la costruì,   “ extra moenia” , nel luogo dove egli approdò  venendo dall’Oriente, dedicandola ai Protomartiri Stefano a Agata. Resti di mosaico policromo, tipico del V-VI Sec.  avvalorerebbero  questa  ipotesi.

L’area sepolcrale   di Siponto è enorme, se si pensa che quasi tutta  la pineta  rivela, secondo alcune fonti certe, la presenza di grotte e sepolcreti, senza contare quelli che sono stati distrutti dalla costruzione delle ville negli anni  -’30 e di quelle tombe che si possono vedere semidistrutte dalla costruzione, in questa zona, del  Canale delle Acque alte.

Lo studioso Prof.Adolfo Chieffo mette in chiara evidenza che :

fin dall’inizio dei lavori di bonifica ,affidati al Consorzio di Bonifica,dirigenti,assistenti ed operai, furono sorpresi dalla quantità di resti umani,tombe ed antichi cimeli che venivano alla luce in ogni angolo. Un sentimento civico e umano,misto di pieta’ e rispetto,subentrato nell’animo di molti,avrebbe consigliato una modifica del piano dei lavori,ma le esigenze degli stessi in ordine di sstemazione non permettevano l’affermarsi di molti scrupoli,e percio’ si tirò via,per le necessità impellenti  di nuova vita.”   Continua ancora lo Storico: “Il Consorzio recinto’ per proteggerle, due catacombe (Ipogei Scoppa 1 e 2 ) recintandole e ponendo all’esterno di uno di essi (Scoppa 1), degli enormi massi di opertura….Pare che uno di questi massi di copertura sia stato sistemato sullo stesso tumulo in cui furono lasciate intatte le ossa  del defunto ivi rinvenuto”

 

Ed è proprio di questa copertura che ci interesseremo.

Quindi,proprio nella zona in cui insiste, su Viale degli Ipogei il complesso Scoppa I, all’esterno si può notare (ai più sfugge), adagiato da secoli sul terreno erboso, un coperchio di sarcofago dalla forma strana e che si distingue dalla tipologia dei coperchi di tombe sia Daune che  Romane, rinvenuti da queste parti ,e non solo.

Questa insolita, misteriosa , copertura a sezione trapezoidale presenta un foro ,passante, posto lateralmente che attesta la consuetudine in alcune popolazioni, di introdurre alimenti  dentro la tomba in giorni prestabiliti, con la credenza di una vita oltre la morte. Era il rito del” Refrigerium.”

Il  “Refrigerium”era uno speciale rito  antico  sulle cui origini non si hanno delle idee del tutto chiare. La parola, negli antichi testi, viene adoperata a volte in senso di ristoro morale e materiale (Tertulliano) che giovano agli indigenti,altre a volte in senso escatologico ( conforto della Sede Celeste), in altre ancora come carattere funerario (sorta di partecipazione o propiziazione e augurio di vita beata).

In pratica si facevano sacrifici e libagioni consistenti nel versare sulle tombe acqua,vino, latte, miele, olio e sangue delle vittime.

I liquidi non bagnavano solo l’esterno del sepolcro, ma non di rado si facevano penetrare all’interno , attraverso un foro passante nella pietra e quindi cospargendo l’inumato.

Come sappiamo, i Dauni avevano tutt’altra tipologia di tomba, così anche  i Greci e i Romani.

Nell’area sepolcrale  sipontina solo questo coperchio di sarcofago ha questa caratteristica.

Altri sarcofagi con queste caratteristiche sono stati rinvenuti in aree ben lontane da Siponto, come ad esempio, nella necropoli ci Cornus in  Sardegna , ma anche in Spagna (San Fruttuoso a Terragona) o a Timgad in Tunisia,ma anche in aree Siciliane (Agrigento). (M.Mazzei)

Altra ipotesi è che queste tradizioni di libagioni dopo la morte siano state ereditate dal mondo pagano che sono sopravvissute  ed arricchite di significati cristiani. L’esigenza di mantenere un  legame con i  defunti e il credere che la morte non costituisca l’annullamento della persona, ma il suo ingresso nella vita eterna, spiega l’usanza di depositare, anche in periodo paleocristiano, alimenti davanti alla tomba o, come nel caso del sarcofago sipontino, ad introdurli attraverso un condotto.

Per lo più i cristiani legarono il concetto di ristoro fisico a quello,traslato, del refrigerium spirituale.

Ma l’enigma rimane: forse un’etnia, prima pagana e poi cristianizzata (non Dauna,non ,greca,),proveniente probabilmente da  luoghi  lontani, si  era assestata a Siponto (crocevia di popoli e di culture) e poi, mantenendo i  propri  usi e costumi, si sia poi cristianizzata.

Solo ipotesi. E questo reperto, unico, maestoso e regale nella sua splendida solitudine  sul  suo verde letto di erba sembra dirci:

“Vuoi conoscere il mio segreto?…Scava,  e   troverai.”

Aldo   Caroleo   

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