Venerdì 8 Novembre 2024

Arriva il 2022. Gli anticorpi giusti ci sono ma bisogna attivarli

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I problemi sono tanti ma occorre avere il coraggio di affrontarli. A colloquio con l’arcivescovo Moscone

Quello ormai alla fine, non è stato un anno esaltante. Tanti i motivi che lo rendono un anno critico su vari fronti, della sanità, della politica, del lavoro. Ne abbiamo parlato con padre Franco Moscone, il vescovo venuto dal nord, 127esimo presule della gloriosa cronotassi dei vescovi e arcivescovi di Siponto e Manfredonia. Il 26 del mese prossimo saranno tre anni dal suo arrivo. Tre anni intensi di partecipazione, sulla scia dei suoi grandi predecessori, alle vicende cittadine alle quali non ha fatto mancare il suo contributo di buon pastore espresso dall’alto della posizione privilegiata del suo ministero sacerdotale. Hanno suscitato grande interesse i suoi messaggi sui vari aspetti delle problematiche cittadine. Ha seguito e partecipato a numerose manifestazioni cittadine di preparazione elettorale per il nuovo governo.

Eccellenza che impressione ha tratto?

Una impressione positiva perché vedevo che c’era un risveglio e un interesse della popolazione verso una città che voleva ripartire; una positività che è stata contraddetta dalla scarsa partecipazione al voto e soprattutto al ballottaggio.

Quali i motivi?

C’è ancora una carenza di coscienza politica e di senso civico: non partecipare al voto è come ritenere che le cose non possono essere cambiate, invece ogni cittadino ha la possibilità di dire la sua in un momento alto quale è quello delle elezioni, a maggior ragione in quelle locali quando il voto è più incisivo.

La città ha una nuova amministrazione dalla quale ci si aspetta una decisiva svolta

Credo che il sindaco, gli assessori e i consiglieri di maggioranza e minoranza, abbiano difronte una grande sfida per nulla semplice. La responsabilità più grande è di chi ha vinto le elezioni. Le promesse fatte in sede elettorale devono essere mantenute. Lavorare per il bene della città è dovere di tutti, ognuno deve fare la propria parte.

Il contesto socio economico non è dei più favorevoli: l’ennesimo blitz della DDA e dei Cos ha ribadito scenari niente affatto tranquillizzanti

La presenza della mafia o criminalità organizzata è molto ramificata in tutti i settori. È difficile non incrociarla anche senza volerlo: si nasconde dietro maschere di comodo dietro le quali ci sono altre maschere. Le ultime indagini hanno incrociato il nostro territorio pesantemente e hanno riguardato aspetti diversi del sistema sociale e dell’economia: la pesca ma anche l’agricoltura, il caporalato, la sanità, la protezione civile.

Un territorio sotto scacco?

Una attenzione così forte da parte della Giustizia sul nostro territorio indica che c’è molto da curare e sanare. Dall’altra parte ci deve anche tranquillizzare: è segno che lo Stato con le sue istituzioni non ci sta abbandonando ma sta cercando di intervenire perché questa nostra regione e in particolare la provincia di Foggia possa rialzarsi nel bene.

Ultimamente ci sono stati arresti eccellenti in istituzioni cardine del nostro sistema sociale

Non è una situazione ammissibile. La Legge vada fino in fondo e tiri fuori quello che deve tirare fuori e chi deve essere condannato che venga condannato; intervenga il prima possibile, non si possono lasciare situazioni altalenanti o peggio con il dubbio.

Il lavoro è uno dei temi fondamentali trattati, l’ha paragonato ad un pozzo dal quale trarre acqua limpida. Il pozzo di Manfredonia è prosciugato?

È un pozzo che deve essere ripulito in profondità, arrivare alla falda vera. Credo che ci siano falde per lavori autentici, sani che portano sviluppo e ricchezza e che possono convincere i giovani a rimanere su questo territorio. No pertanto al lavoro nero, sottopagato, lavori dati per comodità o come risposta a secondi fini. Non producono nulla ma peggiorano la situazione.

Arriva un nuovo anno ma sarà davvero nuovo?

La novità la dobbiamo mettere noi con il nostro impegno a lavorare per il bene comune, il bene delle città. E dunque lasciare dietro interessi privatistici, personali. Se ognuno fa la propria parte, porta la propria goccia il mare si ripulisce. Ma se si aspetta che lo facciano gli altri nessuno si muoverà.

Prevalgono gli interessi personali, di bottega, rispetto a quelli pubblici?

L’uomo è sempre tentato a guardare al proprio interesse, al proprio ombelico, quando occorre avere lo sguardo alto e attorno per creare le relazioni che costruiscono la città. Se questo avviene vuol dire che c’è una Politica autentica e c’è una società che cammina e cammina verso il bene, verso lo sviluppo con un futuro e rende tutto nuovo non solo il cambio anagrafico dell’anno, rende nuovo il percorso giorno per giorno.

Manfredonia ha tanti problemi, quale la priorità?

Non è facile risolvere i problemi di Manfredonia. Occorre avere il coraggio di prenderli sul serio e non fingere di non vederli. Fatto un percorso avere il coraggio di iniziare.

Manfredonia ha gli anticorpi necessari?

  Se Manfredonia ha una storia così lunga, più che millenaria, dovrebbe averli, se no non si giustificherebbe un percorso così antico e con segni evidenti di bellezza. Gli anticorpi di sicuro ci sono, ma occorre attivarli.

Manca uno slancio culturale innovativo?

Il cambio culturale che si dovrebbe fare è quello di prendere coscienza degli anticorpi che abbiamo dentro e rimboccarci le maniche. Non aspettare che vengano altri a portarci le soluzioni.

La Chiesa quale il suo ruolo?

Un ruolo di supporto per le possibili soluzioni di problemi immediati. La Chiesa indica una linea, dei valori, ma poi l’organizzazione deve essere data a livello civile, da tutti i componenti della società.

E quello della gente?

Farsi ascoltare, non avere paura, presentarsi nelle posizioni giuste, nelle istituzioni giuste, far sentire con coerenza la propria voce senza timore ma nei posti giusti per essere compresi da chi dovrà prendere le decisioni giuste.

Michele Apollonio

 

 

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