L’ORDINE del giorno della seduta inaugurale del nuovo consesso di governo cittadino (sindaco, assessori e consiglieri) non lasciava spazio a discussioni e confronti ancorché politici, di rilevanza cittadina. Gli argomenti proposti all’assemblea infatti erano: Esame delle condizioni di eleggibilità dei Consiglieri Comunali – Convalida degli eletti ed eventuali surrogazioni; Giuramento del Sindaco; Comunicazione della formazione della Giunta Comunale; Elezione del Presidente del Consiglio e del Vice Presidente del Consiglio; Nomina della Commissione Elettorale
È STATA una seduta, avviata dal consigliere anziano Giovanni Sventurato, come di una prova generale per sindaco, assessori (sette) e dei consiglieri: 15 di maggioranza (compreso Adriano Carbone indipendente per via delle sue vicende giudiziarie sospese) e nove di minoranza. In gran parte al loro esordio nella sala consiliare di Palazzo San Domenico dominata dai bassorilievi di Franco Troiano raffiguranti San Lorenzo protettore della città, re Manfredi fondatore della città, e il popolo manfredoniano. Un ambiente che incute una qualche soggezione ai suoi occupanti ancorché debuttanti, e li mette difronte alle proprie responsabilità non solo politiche. Per tanti versi una atmosfera kafkiana che indulgeva alla comprensione, accettata in considerazione del consesso del tutto nuovo e inedito. Non sono mancati in ogni caso rilievi e contestazioni in un clima cordiale ma di grande incertezza con errori ed omissioni rilevati dalla opposizione e in qualche modo corretti in corsa che il pubblico da casa non ha potuto seguire la trasmissione streaming veniva interrotta ripetutamente.
SALTATO a piè pari qualsiasi dibattito. «Avendo rinviato ad una successiva seduta la presentazione delle linee programmatiche, è mancata la discussione su tale importante argomento» ha annotato il consigliere Gaetano Prencipe che ha altresì rilevato come «La stessa valutazione sull’esistenza di motivi di incompatibilità e di inconferibilità, preliminare alla convalida degli eletti, si è limitata ad una presa d’atto delle dichiarazioni sostitutive dell’atto di notorietà circa l’assenza di tali motivi ostativi, dichiarazione che ogni singolo consigliere ed anche il sindaco ha presentato al Segretario generale, o almeno avrebbe dovuto farlo, visto che non si è avuto modo di verificarlo nei tempi ristretti a disposizione».
ANCHE la nomina del presidente del consiglio e dei due previsti vice presidenti di cui uno spettante alla minoranza, ha provocato qualche frizione in quanto la maggioranza avrebbe votato il solo proprio vice presidente «venendo meno all’elementare principio di rispetto delle minoranze» ha obbiettato Giulia Fresca. Polemica rientrata allorché il sindaco alludendo a «problemi tra Statuto e Regolamento», ha annunciato di rinunciare così come era stato predisposto, al voto di un solo vice presidente, rinviandolo alla prossima seduta, eppertanto anche la minoranza ha convogliato i propri voti sulla candidata Giovanna Titta votata alla unanimità presidente del consiglio. Disguidi anche nella votazione per la nomina della commissione elettorale: hanno votato quando non avrebbero dovuto, sindaco e presidente del consiglio, con qualcuno di maggioranza che ha votato per sé stesso, senza che sia intervenuta la segretaria comunale.
«IL CONSIGLIO rimane monco» ha rilevato Giulia Fresca «il consiglio comunale non è ancora nella pienezza delle sue funzioni». Il prologo di quello che si annuncia un confronto a tutto spiano allorquando si entrerà nel vivo delle funzioni governative di questa amministrazione comunale. Fino ad ora si sono dette solo parole, parole, parole, che hanno connotato intenzioni e promesse, ora è il tempo dei fatti, quelli naturalmente che interessano la gente.
Michele Apollonio
FOTO di LUCIA MELCARNE