Un approfondito excursus su una realtà sottovalutata
DOPO averla spiegata, sviscerata, analizzata in dodici volumi, nel tredicesimo svelano chi sono i complici e i colpevoli. “Complici e colpevoli” è il titolo dell’ultimo libro scritto da Nicola Gratteri, agguerrito procuratore della Repubblica di Catanzaro e Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali docente alla Queen’s University, presentato a Manfredonia in un affollato teatro “Dalla” per l’incontro con gli autori organizzato e condotto dalla consigliera comunale Giulia Fresca. In precedenza il procuratore Gratteri e lo scrittore Nicaso sono stati in visita all’arcivescovo padre Moscone, e al Museo dei pompieri e della Croce rossa.
CHI SONO dunque i complici e i colpevoli di mafia? «Gli imprenditori del nord – afferma deciso Gratteri – che hanno aperto le porte ai capimafia che sono andati al nord per riciclare i soldi ricavati dalla vendita di cocaina. Un business formidabile dal momento che la ‘ndrangheta fornisce l’80 per cento della cocaina che viene consumata in Europa. Con questi soldi comprano tutto e offrono servizi a basso costo dalla manodopera sottopagata e sfruttata, allo smaltimento dei rifiuti in modo illegale».
GRATTERI E NICASO sono un fiume di informazioni acquisite in anni di lotta alla ‘ndrangheta (da 32 anni il procuratore vive sotto stretta scorta). Parlano nel caso specifico, di come il nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta, ma è come se palassero della mafia di queste parti tante e tali sono le analogie, le tecniche di penetrazione, i complici e i colpevoli. Raccontano di come la ‘ndrangheta, una specifica costola del più generale corpo della mafia, si è insediata e chi l’ha abbracciata. Tutta una serie di connivenze fino alla politica. Raccontano di una serie di «accordi stretti con candidati nazionali, regionali, comunali, sindaci per pacchetti di voti. Una platea di politici, imprenditori e professionisti che agiscono secondo logiche di convenienze. Sono relazioni quasi sempre simbiotiche che presuppongono una reciprocità di interessi e di rapporti continuativi e funzionali che sfociano nella cogestione della cosa pubblica tanto che ci sono decine e decine di comuni sciolti per mafia in varie regioni del nord».
TRA I FATTORI che favoriscono l’insediamento della ‘ndrangheta «sono stati i contesti – hanno evidenziato gli autori – economici e politici locali, il silenzio, la colpevole sottovalutazione di chi avrebbe dovuto denunciare la presenza, ma soprattutto il sistema di accordi illeciti su base corruttiva, tra imprenditori, esponenti politici e mafiosi». Una realtà che tuttavia viene continuamente strumentalmente, negata. «È inconcepibile che la negazione della presenza di pratiche mafiose venga da quei comuni sciolti per mafia» ha rilevato Vincenzo Muscatiello, ordinario di diritto penale all’Università di Bari, che si è soffermato, stigmatizzandone le distorsioni, sul corretto significato delle parole usate nel gergo mafioso.
LA MAFIA che si fa camaleonte, si trasforma e si adatta alle circostanze. «I boss si presentano – ha rilevato Gratteri – con l’aspetto di figure professionali che offrono servizi e soluzioni ai problemi». L’esperto finanziario Tommaso Rinaldi ha evidenziato, citando numeri e situazioni, discrepanze e contraddizioni macroscopiche che favoriscono il malaffare. Ma è l’intero sistema giudiziario che va rivisto e adattato alle varie e diverse realtà locali. «In questo contesto il sud – ha lamentato il procuratore della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro – è fortemente penalizzato. Il circondario di Foggia – ha esemplificato – pur avendo un territorio tra i più estesi, è dotato di una sola procura e di un solo tribunale quando ce ne vorrebbero almeno tre quante sono le mafie che operano su questo territorio». Ha rinnovato l’appello alla società civile a collaborare con le istituzioni e farsi promotrice di legalità. Un appello raccolto e rilanciato dal sindaco di Manfredonia Gianni Rotice: «dobbiamo recidere il cordone ombelicale con un passato nefasto e instaurare la cultura del fare, essere capaci di dare soluzione ai problemi della città che sono tanti».
MA E’ L’EFFICIENZA del sistema giudiziario la chiave di volta necessaria per combattere efficacemente la mafia. «Un sistema – ha rimarcato Gratteri – che va opportunamente riformato. Non c’è una ricetta per la lotta alla mafia, ma occorre almeno che ci siano nei posti decisionali gli addetti ai lavori mentre c’è gente che non capisce e non sa cosa fare». Altro aspetto sul quale Gratteri e Nicaso hanno posto l’accento è quello della scuola introdotto dal referente dei Presìdi del libro, Luigi Starace, e dalla studentessa Chiara Falcone. «La scuola è diventata un progettificio – hanno annotato – mentre deve tornare ad insegnare e gli studenti a leggere, studiare, conoscere, assicurare quella istruzione di base che è venuta meno».
CIRCA TRE ORE intense di conversazione che ha messo in luce aspetti e situazioni prepotentemente balzate alla ribalta di Manfredonia dalla poderosa azione della DDA e dei Ros che ha portato al deferimento di 48 persone accusate di reati riconducibili ad attività mafiose. Una sconsolante realtà che si pensava fosse quanto meno posta sotto controllo dopo la mazzata dello scioglimento del comune per mafia.
Michele Apollonio