È ora che la lotta alla criminalità organizzata diventi un obiettivo comune a tutte le forze politiche, così come lo sforzo per sradicare questa mala pianta venga condiviso da tutte le categorie produttive e professionali. Così fino ad oggi non è stato. In città prevale ancora la sottovalutazione del fenomeno, un senso di omertà diffusa e la convinzione che il compito di debellarla spetti solamente alla magistratura ed alle forze dell’ordine.
Le indagini che ieri sono sfociate nell’operazione “Omnia nostra” (che grazie all’opera dei magistrati della Direzione Nazionale Antimafia, nazionale e distrettuale di Bari, e al prezioso ed indissolubile contributo delle forze dell’ordine, cui va la nostra immensa gratitudine, hanno portato a 48 indagati e 32 arrestati, tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere aggravata dalla disponibilità di armi, traffico di droga, tentato omicidio, favoreggiamento personale, estorsione, truffa, riciclaggio …, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e compiuti per agevolare l’attività dei sodalizi criminali attivi a Manfredonia e sul Gargano), riguardano un periodo che va dal 2017 ad oggi e non fanno che rafforzare il quadro già emerso nella Relazione (diffusa nella sua interezza) che ha portato allo scioglimento del Comune di Manfredonia, per rischio di infiltrazioni mafiose, e a numerose interdittive.
Ci sono operatori economici (come commercianti, agricoltori, pescatori, imprese edili … ), che sono esposti più di altri e troppo spesso si trovano da soli a fronteggiare l’asfissiante pressione criminale (che cerca di estorcere loro danaro, posti di lavoro, imporre fornitori e imprese subappaltatrici, ridurli sul lastrico per acquistare i loro terreni o le loro aziende, fino a mettere le mani su un intero settore, come quello della pesca e del commercio ittico).
Ce ne sono altri che in vario modo utilizzano i ricchi proventi delle attività criminali per mettere su, o rilevare, attività commerciali di vario genere, anche con l’aiuto di professionisti a altri imprenditori che finiscono per diventare conniventi.
I primi (le vittime) vanno spronati a denunciare e nello stesso tempo aiutati e sostenuti da tutta la comunità, oltre che dalle Istituzioni e dalle forze dell’ordine. I secondi (i carnefici) vanno non solo indagati e perseguiti dalle istituzioni preposte, ma isolati e combattuti anche dalla società civile. È questa la vera guerra di liberazione della città che tutti dobbiamo ingaggiare.
Il procedimento penale è ancora nella fase iniziale e le ipotesi accusatorie (che per ora hanno portato a numerose misure cautelari, con 26 arresti in carcere, 6 ai domiciliari e 13 provvedimenti di sequestro preventivo, per un valore totale di circa 7 milioni di euro) dovranno trovare conferma nella fase dell’istruttoria dibattimentale, che valuterà nel contraddittorio le posizioni dei singoli soggetti coinvolti e la penale responsabilità in ordine ai reati contestati ad ognuno di loro.
Fatto è che dalla lettura delle circa 2000 pagine dell’ordinanza cautelare, già in possesso degli organi di informazione oltre che dei difensori incaricati, e in particolare dagli stralci delle intercettazioni riportate, pare che emerga anche il ruolo attivo avuto da esponenti delle organizzazioni criminali nelle elezioni comunali (e non solo nelle ultime) e il diretto coinvolgimento nelle indagini di un consigliere comunale di maggioranza, in attesa di proclamazione, al quale auguriamo di riuscire a dimostrare in giudizio la propria estraneità ai gravi fatti contestatigli, ma al quale con fermezza chiediamo fin d’ora di rinunciare al seggio, per non esporre il Consiglio Comunale, sin dal suo insediamento, al rischio di un nuovo scioglimento.
Al Sindaco, alla Giunta ed alle forze di maggioranza, oltre a far chiarezza su altre vicende emerse e su quelle che dovessero emergere dalle indagini in rapporto a singole posizioni soggettive (sulle quali la minoranza non si asterrà dal fare la propria parte), chiediamo per ora che il Comune si costituisca parte civile in questo processo, perché sono in gioco gli interessi vitali della comunità cittadina e perché occorre concretamente dimostrare di voler stare a fianco delle singole vittime dei tanti gravissimi episodi criminali emersi.
Gaetano Prencipe
Rete Civica Democratica e Popolare