Atto fondamentale la nomina degli assessori
PASSATA la sbornia dei festeggiamenti dopo la travagliata elezione del sindaco, è ora di pensare al governo della città. Una settimana di relax giusto e opportuno dopo la grande rincorsa verso le elezioni amministrative che hanno evidenziato di tutto e di più in una città che ha atteso oltre due anni il momento di quella che in ogni caso segna una svolta nel sistema politico-amministrativo sconvolto dalle ben note vicende che hanno azzerato l’amministrazione in carica e aperte le porte ad una gestione commissariale straordinaria.
UNA LUNGA vigilia vissuta per la gran parte sottotraccia per esplodere in aperta contesa negli ultimi mesi. Una rincorsa affannosa caratterizzata da una tensione crescente fra la falange di aspiranti tesi alla conquista di Palazzo San Domenico, sede del municipio. Più che a un confronto serrato ma pacato sulle sorti della città, si è assistito ad uno scontro talvolta fin troppo sopra le righe che ha prodotto ferite profonde e forse insanabili. Per tanti versi una proiezione in controluce di una comunità che per troppo tempo è rimasta supina allo strapotere di una parte politica che ha tradito la sua pur consolidata tradizione di forza politica pensosa della città. È venuta meno la Politica, quella attività attraverso cui si costruisce, nel caso specifico, l’organizzazione e la direzione della città. Tutti i problemi di fondo sono rimasti intonsi, relegati alla responsabilità del sindaco vincente.
A SPUNTARLA è stato, come ormai noto, Gianni Rotice. Nonostante sia stato attorniato da ben otto liste, la sua è stata una vittoria personale, voluta e orchestrata con impegno e caparbietà per tanti versi apprezzabili. È prevalso sull’antagonista rappresentante di quel “clan” che per oltre un quarto di secolo ha imperato da Cicero prodomo suo, sonoramente punito dall’elettorato. Per certi versi Rotice ha rappresentato il nuovo, la svolta. La storia dirà che a lasciare campo libero sono state quelle forze più vicine e vocate al cambiamento, ma che hanno ceduto alla presunzione di essere ciascuna l’eletta, anziché costituire una alleanza coesa e solida. E hanno perso.
NON VA dimenticato che Rotice è stato votato da 11.545 elettori su circa 50mila costituenti il corpo elettorale, dei quali ha votato solo il 43 per cento. Il che vuol dire che il neo sindaco della svolta politica dovrà conquistarsi la fiducia anche della restante maggior parte della popolazione. L’amministrazione comunale si compone del sindaco e da sette assessori di nomina del sindaco. Sarà questo il banco di prova per Gianni Rotice di dare l’avvio all’effettivo rinnovamento. Come è consuetudine circolano voci e sussurri, non si sa se pilotati o diffusi provocatoriamente, che non promettono bene. Indicano nomi della più vecchia politica e già sperimentati non certo positivamente.
L’ASPETTATIVA, del tutto legittima e costruttiva per i fini che la città si aspetta si realizzino, è che su quelle poltrone siedano persone capaci, oneste, laboriose. Non è pensabile che a Manfredonia non ci siano persone con quelle caratteristiche. Di buon auspico è la composizione del nuovo consesso consiliare: dei 24 consiglieri solo due vengono dalla vecchia guardia, e ben otto sono donne.
LA SETTIMANA delle feste è finita, è tempo di rimboccarsi le maniche e passare ai fatti.
Michele Apollonio