Di Aldo Caroleo, Archeoclub Siponto
Un importante reperto, con tutta probabilità un antico abbeveratoio o anche un lavatoio,, si trova a pochi metri dal semaforo posto all’incrocio per Siponto.
Semicoperto da una folta vegetazione e con piante spontanee al suo interno, è costituito da due vasche a tre settori. La più grande probabilmente riceveva l’acqua che poi passava nelle vasche più piccole attraverso delle canalette ricavate nella roccia.
Con tutta probabilità, prima di essere trasformato in lavatoio o, piu’ verosimilmente in abbeveratoio , (in epoca medievale) al suo interno ospitava delle tombe adiacenti scavate nella pietra e risalenti al periodo romano e poi medievale.
L’ ipotesi che si trattidi tombe sub divo ,poi adbite ad usi diversi,come detto, è suffragata dall presenza nell’intorno a questo reperto,di altre segome di roccia tufacea che hanno tutto l’aspetto di essere delle tombe manomesse e poi abbandonate.
Non solo,poiché il manto roccioso interessato è a quota piu’ alta rispetto al piano campagna, ho la quasi certezza che al di sotto di questo manto roccioso ci siano stati o ci siano ancora degli ambienti ipogei ospitanti sepolcreti. Siamo d’altronde in un luogo extra moenia, fuori delle mura ,non molto lontane, che delimitavano il perimetro dell’Antica Siponto, romana e medievale.
Tornando al nostro reperto iniziale, come si vede dalla foto,, la roccia di divisione di due tombe è stata abbassata e su di essa è stata ricavata una piccola canaletta per il passaggio dell’acqua.
Per ottenere la vasca più grande di raccolta dell’acqua, è stato eliminato il diaframma di due tombe.
Che si possa trattare ,poi, di un possibile lavatoio, vi è la superficie esterna abbastanza liscia ed ampia, il che fa supporre ad un piano di appoggio per il lavaggio dei panni o di altri materiali.
Non si può neanche escludere che abbia avuto una funzione ,come gia’ detto, oltre che di lavatoio , anche di abbeveratoio essendo in una zona ad impatto agricolo ma anche di utilità sociale, come fonte di approvvigionmento di acqua e di uso civile, stante questo manufatto, a pochi metri della strada ss. 89 , frequentatissima allora e che era una delle arterie più importanti della Daunia, che era collegata alla strata peregrinorum verso Montesantangelo, e verso la Litoranea che portava verso il barese e il brindisino.
Interessante è la sensibilità al riutilizzo , ma è da apprezzare anche il lavoro che le maestranze di allora hanno svolto per realizzare questo ingiustamente dimenticato elemento di grande utilità pubblica , che si trova in una zona di sicuro impatto archeologico ma che è sempre più utilizzata come discarica e che, al contrario deve essere tutelata e mantenuta almeno pulita.
Questo semplice ma importante reperto, con tutto il suo intorno,presente nella zona adiacente all’area dell’Antica Siponto, ci deve fare riflettere sull’immenso patrimonio storico archeologico che l’Antica Siponto ancora custodisce e che non attende altro se non di essere riportato alla luce.
Aldo Caroleo
Archeoclub Siponto