LA GRANDE incognita di queste elezioni comunali 2021 è indubbiamente quella del numero degli elettori che si recherà presso i seggi elettorali per deporre la propria scheda con le preferenze espresse, nelle apposite urne. Incognita dovuta tanto alla consistenza della popolazione affettivamente residente, come noto, in costante calo; quanto alla reticenza se non proprio repulsione dei cittadini ad esercitare il diritto-dovere di esprimere il voto col quale si indica la propria rispettiva preferenza elettorale. La consistenza del flusso inciderà non poco sui risultati finali e dunque sulla composizione del prossimo consesso amministrativo che andrà a governare la città per i prossimi cinque anni.
L’ANDAMENTO delle ultime consultazioni popolari non è incoraggiante. I rilevamenti numerici dicono di una propensione a votare in costante calo. La popolazione e dunque gli aventi diritto al voto, si è contratta. Nel 2010 i manfredoniani censiti dall’Istat, erano 57.455; cinque anni più tardi erano 57.279 e agli inizi dell’anno in corso quel numero si è ulteriormente assottigliato a 55.029. In dieci anni circa 2mila e 500 persone in meno. Ma i residenti effettivi, secondo stime attendibili, sono ancora meno: tanti manfredoniani iscritti all’anagrafe comunale si trovano infatti fuori Manfredonia. Sono lavoratori che più o meno stabilmente sono occupati altrove e giovani che studiano in Università di altre regioni e molti di essi non torneranno più. Né si può sperare nelle nascite: anche qui in dieci anni si sono pressoché dimezzate: da 601 a 362 mentre i decessi sono aumentati. Oltre tutto i nuovi nati non inspirano la prima aria sipontina in quanto, come noto da anni, l’ospedale è stato privato del reparto natalità.
LA CONSISTENZA abitanti si ripercuote naturalmente sui votanti. Così registrati nell’ultimo decennio: 36.733 nel 2010; 33.068 cinque anni dopo. Ma ad esprimere il voto nel 2010 sono stati 35.712 e cinque anni più tardi 31.595. Dato non trascurabile altresì, il numero di schede bianche e nulle rispettivamente 1.019 e 1.455 (sarebbe interessante conoscerne le motivazioni).
SE QUESTO è l’andamento, è ipotizzabile che nella consultazione elettorale del prossimo 7 novembre, i numeri si assottiglieranno ulteriormente. E non è una buona previsione. Il responso elettorale risulta incompleto e circoscritto. L’astensione a rimarcare ancor più profondamente il malessere sociale che serpeggia ormai da troppo tempo. Per quanto non possa apparire, la gente in qualche modo segue le vicende politiche-amministrative anche perché i riflessi e le conseguenze, nel bene e nel male, li avverte sulla propria pelle. E le cose in quest’ultimo ventennio e più, non sono andate proprio a vantaggio e beneficio dei manfredoniani tant’è che sono stati costretti a emigrare. Un lungo periodo di malgoverno cittadino, è stato rilevato dalla Corte dei conti, al punto che è dovuto intervenire lo Stato a porre fine all’amministrazione in carica, peraltro già esautorata dal voto del consiglio comunale, inviando una Commissione straordinaria a fare ordine, legalità e trasparenza.
UNA OPERAZIONE che dovrà essere proseguita dalla prossima amministrazione per cancellare quel “bollino nero” che Manfredonia si ritrova a causa delle dichiarate infiltrazioni mafiose. Una situazione di disagio psicologico che ha influito tra l’altro anche sulla diffusa rinuncia a votare. Questa tornata elettorale ormai al suo epilogo, in contrapposizione a posizioni più conservatrici, offre opzioni progressiste che fanno sperare in un recupero della propensione a votare, come peraltro ha calorosamente e paternamente invitato padre Franco Moscone, in modo da allargare la platea dei votanti. Un obiettivo per il quale si confrontano sei aspiranti sindaco e 465 aspiranti consiglieri comunali distribuiti in venti liste non tutte complete dei 24 nominativi consentiti. Incomplete risultano: E885 a 23; Est a 21; FdI a 22; Udc a 23; Azione a 23.
Michele Apollonio