LA COMMISSIONE straordinaria al comune di Manfredonia ha espresso compiacimento e soddisfazione per il decreto emesso dal Consiglio di Stato col quale ha accolto il ricorso presentato dal comune di Manfredonia nei confronti dell’Ente Parco Nazionale del Gargano riguardante la diversa destinazione di alcuni terreni dell’Oasi da quella originaria. Il pronunciamento del Consiglio di Stato segue quello di eguale tenore del Ministero della transizione ecologica. La trattazione collegiale dell’istanza di revoca dell’ordinanza cautelare, sarà discussa nella camera di consiglio del 18 novembre prossimo.
LA DUPLICE presa di posizione da parte del Ministero della Transizione ecologica e del Consiglio di Stato, pone un punto fermo nella controversia insorta tra Ente Parco del Gargano e WWF e Pro Natura riguardanti alcune aree dell’Oasi lago Salso (circa 150 ettari dei 500 disponibili) trasformate in seminativi. Il Ministero aveva intimato al presidente dell’Ente Parco del Gargano, Pasquale Pazienza, «a porre la necessaria attenzione per assicurare la corretta attuazione di quanto stabilito con la convenzione tra Regine Puglia e Comune di Manfredonia» e tanto «nel rispetto di quanto previsto dall’art. 6 paragrafo 2 della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche».
NELLA QUESTIONE è intervenuto il comune di Manfredonia che attraverso la reggente Commissione straordinaria, ha proposto appello dinanzi al Consiglio di Stato contro l’istanza avanzata dall’Ente Parco del Gargano richiedente misure cautelari provvisorie. A difesa della utilizzazione a seminativo di parte delle aree dell’Oasi, si è schierato il presidente provinciale dell’associazione pesca e caccia e ambiente, Matteo Trotta, che ha sostenuto come il classamento a seminativo delle terre circostanti le paludi ex Daunia Risi, non compromette il mantenimento delle biodiversità afferente la fauna locale. Non solo: ma la coltivazione dei terreni – sostiene Trotta – comporta la cura degli stessi a beneficio della funzionalità dell’habitat stesso.
QUELLA della disputa sulla destinazione dei terreni dell’Oasi Lago Salso, non è che l’ultima in ordine di tempo accesasi in quel comprensorio naturalistico di un migliaio di ettari, metà lacustri metà terreni, ad una dozzina di chilometri lungo la riviera sud di Manfredonia. Un comprensorio che ha vissuto un lungo periodo di grande prosperità negli Anni sessanta con la gestione della società romagnola “Daunia Risi” che seppe valorizzare quel comprensorio nei suoi vari aspetti lacustre, agricolo e turistico.
LA RIAPPROPRIAZIONE i quel comprensorio da parte del comune che avviò una gestione diretta del comprensorio, è risultata fallimentare. Da allora quella magnifica realtà naturalistica non è mai stata messa in grado di esprimere le enormi e straordinarie potenzialità. Le varie e diverse società di gestione susseguitesi sono tutte regolarmente finite nel nulla. Le ultime speranze erano risposte nell’intervento del Parco del Gargano che si è però scontrato con altre realtà presenti in quel comprensorio con le quali evidentemente non è stata trovata una coesistenza che puntasse alla valorizzazione dell’Oasi oggi neglettamente abbandonata a sé stessa in attesa che la matassa, si spera, si sbrogli una volta per tutte.
Michele Apollonio