Giovedì 21 Novembre 2024

Villa Mascherone, un tesoro da scoprire e da preservare

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Si è appena conclusa la campagna di scavi nell’antica Siponto e la meraviglia e l’emozione che ci ha colto nel guardare riaffiorare una delle tante case sepolte in quella piana è stata tanta. L’anno prossimo riprenderanno i lavori di scavo per continuare a portare alla luce quella città che Re Manfredi trovò desolata dopo il maremoto e terremoto, cosa che gli fece decidere di fondarne una nuova in una zona più salubre. Ma oltre alla città sepolta nel grande terreno accanto alla Basilica di Siponto e oltre la SS 89, il territorio di Siponto nasconde altri tesori. Nella parte meridionale della città sono stati trovati frammenti di terracotta che hanno fatto pensare alla presenza di un’area abitata fuori dalle mura della città, risalente ad epoca tardorepubblicana, con segni di vita fino al basso medioevo. Grazie agli studi di Giulio Schmiedt e alle le ricerche sedimentologiche e geomorfologiche degli anni ’70 di Catherine Delano Smith, quindi agli studi di Giuliano Volpe, è stato possibile ricostruire un ampio golfo, oggi bonificato e coperto di terreno, risalente all’età romana, con uno stretto promontorio a Sud-Ovest lambito anticamente dal mare su tre lati, sul quale è stata localizzata una villa, in località Mascherone. La presenza di questa villa era già nota alla fine dell’’800; negli anni ’40 del secolo scorso si cominciarono a fare le prime indagini aerotopografiche che hanno permesso di definire con grande precisione l’antica linea di costa, evidenziando la presenza di questa costruzione, e dopo diverse interpretazioni è stato definitivamente accertato trattarsi di una lussuosa villa marittima. La villa ha una forma quadrangolare, e a una quindicina di metri di distanza è stato individuato quello che resta di un grande muro di contenimento che serviva per proteggere la villa dalle acque marine. Negli anni ’70 del secolo scorso erano visibili almeno 65 m di questo muro, oggi molti di meno, visto che il campo viene usato per le coltivazioni. Dalle tracce rilevate, sembra si tratti di una villa del tipo a “peristilio e atrio” con un grande viridarium (un giardino) rettangolare collegato. Dopo l’ingresso sembrerebbe esserci una corte rustica, forse porticata, circondata da diversi ambienti, un largo peristilium e, nell’angolo nord- orientale del corpo centrale, uno spazio aperto di forma quadrata, un atrio, attorno al quale si dispongono una serie di vani: la pars urbana della villa, con gli spazi più lussuosi della casa, destinati ad uso residenziale e di rappresentanza. Infine, alcuni ambienti più piccoli, molto probabilmente cubicula (camere da letto). A questa zona residenziale sono collegati, sul lato orientale e settentrionale, due bracci di un lungo corridoio; su ognuno dei due lati sono presenti (uno per lato) due grandi esedre semicircolari, forse delle terrazze panoramiche sul golfo di Manfredonia. Nei pressi di questa struttura, sul lato occidentale e su quello meridionale, doveva estendersi il fundus della proprietà, sicuramente un vigneto e un uliveto. Gli archeologi li hanno individuati chiaramente sulle foto aeree grazie alle tracce degli scassi paralleli dei filari della vigna e per le buche disposte in maniera regolare che dovevano ospitare le piante di ulivo. Per quanto le tracce siano molto chiare, tutte queste sono solo ipotesi nate dall’analisi delle immagini aeree a disposizione degli studiosi. La certezza assoluta si potrà avere solo grazie all’esplorazione archeologica degli scavi. Le notizie qui riportate provengono da un interessante saggio di Giuseppe Ceraudo, ordinario di Topografia Antica presso l’Università del Salento, inserito nel volume di Caterina Laganara, Cose e case nella Siponto medievale, da una ricerca archeologica (Claudio Grenzi Editore, Foggia). Il volume risale al 2012 e l’autore del saggio nelle conclusioni afferma che “un intervento d’urgenza per salvare e tutelare il sito è resa ancora più evidente dal graduale ed inesorabile processo di distruzione – attraverso la lavorazione intensiva dei terreni – che da anni ormai interessa l’area, compromettendone seriamente la conservazione”. Alla sua richiesta, Ceraudo affianca quella di quarant’anni prima della studiosa Catherine Delano Smith, la quale dichiarava: “È quindi urgente uno scavo della villa urbana di Siponto, poiché è unica nel Tavoliere, non solo in quanto villa urbana, ma anche per la sua particolare posizione geografica. Ciò la rende doppiamente interessante sia per il comune di Manfredonia, che sarebbe orgoglioso di poter mostrare un sito ben scavato e documentato, che per quelli interessati allo sviluppo sia storico che geomorfologico della loro terra”. Se quarant’anni fa avessimo dato ascolto a questa illustre studiosa, oggi, forse, l’economia della nostra città girerebbe tutta intorno agli scavi dell’antica Siponto, come avviene per Pompei.

Mariantonietta Di Sabato

 

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