Il Coordinamento Salute e Ambiente di Manfredonia, alla luce delle iniziative pubbliche promosse sul tema “Enichem, 26 settembre 1976: 45 anni di questioni ancora aperte” nelle giornate del 25 e 26 settembre 2021, e di altre, in particolare quelle promosse dalla Chiesa locale, intende evidenziare alcune questioni relative alla bonifica dell’area ex Enichem rimaste tuttora irrisolte e aggravatesi ulteriormente, anche per il sostanziale abbandono dell’area:
- La bonifica durerà ancora tanti anni, per varie ragioni, tra cui l’impreparazione della Syndial e del sistema Italia a fare bonifica, e la conseguente sperimentazione nel bonificare, cioè il procedere per tentativi, errori e correzioni successive. A ciò si aggiungono la lentezza degli atti amministrativi e le lungaggini burocratiche. Manfredonia è stata ed è trattata come una cavia;
- La bonifica dei terreni iniziata dalla Syndial e continuata da ENI Rewind ha riguardato solo 31 ettari dei 96 di loro proprietà; di questi, circa 28 sono stati bonificati, mentre restano da bonificare circa 2,5 ettari. Comunque, l’ENI resterà per almeno altri 15 anni con un presidio di monitoraggio. Finora, sono stati spesi circa 280 milioni, e si ipotizza di spendere altri 80 milioni circa, soldi dello Stato, quindi dei cittadini italiani. Inoltre, non si sa quando avrà termine la bonifica delle falde, né se ne conoscono i termini e le modalità di controllo sulla sua effettiva conclusione;
- L’ENI Rewind non ritiene necessario il monitoraggio e la bonifica del fronte mare, perché tutto ciò viene fatto a monte. Questo è per noi, Coordinamento Salute e Ambiente, assurdo e inaccettabile, anche perché è documentato che in quel mare vi è tuttora un rilevante inquinamento, vedasi le analisi della Capitaneria di Porto;
- Il dato più significativo da sottolineare è che l’area del SIN di Manfredonia comprende complessivamente quasi 216 ettari, di cui solo 28 ettari, dei 96 di proprietà dell’ENI, sono stati bonificati. Perciò la verità è che solo il 18% circa del terreno dell’area SIN è stato interessato da bonifica. Pertanto, su gran parte dell’area SIN non si fa niente e non è stato fatto nessun monitoraggio! Stanti così le cose, non solo è falso ed ingannevole che la bonifica, anche del solo terreno, è sostanzialmente compiuta, ma, di conseguenza, è da irresponsabili il solo pensare a insediamenti industriali in quelle aree;
- Oltre ai 96 ettari di proprietà ENI, infatti, i restanti 120 ettari sono di proprietà dell’ASI, della Capitaneria di Porto, dell’Autorità Portuale e di altri privati. Ebbene, su questi 120 ettari non solo manca ogni progetto di bonifica, ma c’è silenzio assoluto e nascondimento totale. Attualmente questi soggetti possono autonomamente decidere cosa fare nelle loro aree di proprietà, come ad esempio insediarvi attività industriali inquinanti, senza tenere per niente conto della popolazione. Pertanto, è evidente che senza un coinvolgimento e una responsabilizzazione di questi soggetti non si può conoscere la reale situazione complessiva dell’inquinamento né porvi rimedio. Inoltre, la stessa ENI Rewind vende e cede i propri terreni a chi vuole. Tutto ciò implica una frammentazione dell’area SIN, che rende ancor più difficile ogni monitoraggio, controllo e reale disinquinamento dell’area. Forse questa frammentazione spiega, almeno in parte, il continuo inquinamento del mare anche per responsabilità di altri soggetti diversi da ENI;
- Per noi, Coordinamento Salute e Ambiente, la considerazione più importante è quella di rimettere in discussione il presupposto secondo cui l’area ex Enichem debba restare a destinazione industriale. Infatti, i parametri utilizzati per la bonifica di un’area a destinazione industriale sono specifici e più limitati rispetto a quelli necessari per una destinazione diversa (agricola, paesaggistica, turistica), il che significa che si dà per scontata, come dato assiomatico e immodificabile, tale destinazione d’uso, e che se si vuole ripristinare, almeno in parte, una sua destinazione diversa, quel po’ di bonifica fatta non serve quasi a niente, poiché occorrerebbe rispettare parametri più severi rispetto a quelli utilizzati. Perché accettare come scontata la destinazione interamente industriale di quell’area? Perché rassegnarsi a tutto ciò, che non consente nessuna prospettiva di sviluppo compatibile con il territorio se non il continuo fondato rischio di insediamenti industriali fortemente inquinanti e dannosi per l’ambiente e la salute dei cittadini? Sulla questione è da ricordare che la destinazione unicamente industriale dell’area ex Enichem è frutto di un errore, che soprattutto i politici al potere fecero all’inizio della bonifica, quando nelle prime conferenze di servizi fu posta la fatidica domanda da parte del Ministero dell’Ambiente, che simbolicamente si può sintetizzare in: “Dobbiamo bonificare l’area ex Enichem per metterci asili nido o per continuare il suo utilizzo industriale?”, propendendo infine per quest’ultima opzione. Per tutti questi motivi, riteniamo necessario che l’area SIN di Manfredonia debba essere commissariata, con nomina di un Commissario da parte del Governo su indicazione del Comune di Manfredonia;
- Ed è qui che la memoria e la forza del passato e delle nostre lotte può dare senso e spinta per operare nel presente, dal momento che si vorrebbero riproporre due insediamenti industriali che ricordano un passato disastroso, aggiungendosi ad una catastrofe continuata: A) l’impianto di trattamento della plastica in area ex Enichem, voluto e portato avanti dal comune di Monte Sant’Angelo in modo autonomo e sulla testa dei cittadini manfredoniani; B) la richiesta della Seasif di concessione dell’area retroportuale per un impianto di lavorazione della bentonite e di terre rare, oltre che di parte rilevante delle banchine del Porto Alti Fondali per le operazioni di trasporto, che l’ASI e l’Autorità Portuale hanno intenzione di concedere, visti i pareri positivi inopinatamente accordati al progetto come da verbale dell’ASI del 16/04/2021 e determinazione dell’Autorità Portuale del 02/08/2021, atti adottati senza alcun coinvolgimento della cittadinanza.
Come Coordinamento diciamo subito ed immediatamente di no ad entrambi questi progetti, chiedendo ai suddetti Enti di ritirare ogni iniziativa in merito, almeno fino all’insediamento della nuova Amministrazione Comunale. Facciamo inoltre appello ai candidati Sindaci affinché si attivino tutti, in modo concorde e unitario, per evitare che il futuro della città sia deciso senza il suo consenso.
Per tutto questo, il Coordinamento Salute e Ambiente, collegandosi anche con le preoccupazioni manifestate e documentate dalla Chiesa locale e da altre associazioni, intende sostenere e promuovere iniziative di sensibilizzazione affinché non si decida sopra le nostre teste e perché le scelte che riguardano il futuro della città possano essere prese con la partecipazione attiva della cittadinanza, chiamandola, se necessario, alla mobilitazione.
Il Coordinamento Salute e Ambiente