Giovedì 26 Dicembre 2024

A Gela la Procura sequestra Eni Rewind, a Manfredonia si continua a fare salotto

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NON AVREBBE rispettato il piano di bonifica della falda così come predisposto dal ministero dell’Ambiente. E la Procura di Gela ha emesso un provvedimento di sequestro nei confronti della Syndial Sicilia, oggi Eni Rewind s.p.a., ramo aziendale della raffineria di Gela che si occupa delle bonifiche di quello stabilimento. Dagli accertamenti tecnici ordinati dalla Procura e svolte da consulenti del pm, sono risultate alte concentrazioni di magnesio, idrocarburi e mercurio nelle acque di falda che poi finiscono a mare o nei terreni. L’ordine di sequestro preventivo riguarda anche aree dello stabilimento destinate all’attuazione delle bonifiche.

LA COMPLESSA e delicata attività investigativa è stata condotta da mesi dalla Capitaneria di porto e dal Commissariato di polizia della città siciliana su delega della Procura di Gela sotto la direzione del procuratore Fernando Asaro. Le opere di bonifica tuttavia non si fermeranno. Il gip di Gela – riporta “la Repubblica” – ha infatti disposto la nomina di un amministratore giudiziario col compito di provvedere all’esecuzione delle bonifiche.

PIUTTOSTO guardinga la reazione dell’Eni che si è limitata «a prendere atto dei provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria» riservandosi «ogni opportuna valutazione in sede processuale» e al tempo stesso conferma «di avere sempre operato nel rispetto dei requisiti di legge».

ANCHE SE le attività svolte nello stabilimento di Gela e quello di Manfredonia fin quando è stato in produzione, siano differenti, pare vi siano delle profonde analogie (a parte la stessa successone nella ragione sociale dell’azienda del gruppo Eni) inerenti in particolare all’inquinamento del sottosuolo e quindi della falda acquifera. Certo è che l’ormai “famigerato” TAF ovvero Trattamento acque di falda, si protrae nello stabilimento di Macchia-Monte Sant’Angelo, da ben vent’anni e, secondo dichiarazioni del responsabile di Eni Rewind Macchia di qualche giorno fa, occorreranno per portarlo a termine, almeno altri 15 anni. Salvo altri rinvii. Una operazione già costata alla casse dello Stato, cioè dei cittadini, centinaia di milioni di euro.

PER QUESTA OPERAZIONE non c’è stato mai un controllo terzo, tipo quello ordinato dalla Procura di Gela. Per contro ci sono stati documenti inviati al Ministero dell’ambiente e tutela del territorio e del mare (2013) nei quali enti quali Arpa e Ispra lamentano «una costante intempestività e carenza nella trasmissione degli atti» riferiti a misurazioni e a monitoraggi. L’Ispra ha addirittura denunciato la “irrazionalità” del sistema di monitoraggio; e per quanto riguarda lo specchio di mare antistante il sito di Macchia dove non c’è stato nessun intervento di sorta, Syndial affermò che i valori di concentrazione di arsenico nell’area marina prospiciente quel sito, rientrano ampiamente «nella variabilità delle concentrazioni determinate nel golfo di Manfredonia». Tutto va bene madama la Marchesa.

MA I PROBLEMI di inquinamento della falda non riguardano soltanto il Sin di Macchia-Monte Sant’Angelo, c’è anche quello delle discariche Pariti 1 e 2 e Conte di Troia, site dalla parte opposta dell’ex Enichem. Sono state messe in sicurezza qualche anno fa ma non è stato ancora eseguita la bonifica della falda che sfocia nel mare di Siponto.

Nel tempo ci sono state tante manifestazioni di gruppi di cittadini richiamanti le problematiche ambientali: manifestazioni più propagandistiche fini a sé stesse e che pertanto non hanno sortito interventi autorevoli qualificati che chiarissero come stessero le cose nell’area ex Enichem. Si continua a ripetere, anche in questa campagna elettorale, sempre il medesimo disco ormai logoro. Sarebbe ora di cambiarlo e andare al sodo.

Michele Apollonio

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