Nell’ultima lettera pastorale di Padre Franco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo, pubblicata il 16 settembre 2021, sul periodico “Voci & Volti”, nel ricordare i tragici eventi del 26 settembre di 45 anni fa, a seguito dello scoppio della colonna di lavaggio, egli così si esprime: “Mi permetto, anche se sono convinto che non è ruolo della Chiesa e del suo Magistero intervenire con osservazioni di tipo ‘politico’, che spettano alle autorità democraticamente istituite secondo la Costituzione, di suggerire un possibile progetto, che potrebbe essere di aiuto all’ambiente e responsabilizzare maggiormente la popolazione tutta. Forse è tempo di pensare anche alla modifica dei confini delle istituzioni comunali rimasti fermi all’età del ventennio fascista. Di sicuro sarebbe più coinvolgente e responsabile se l’area industriale ex Enichem, dismessa e non del tutto bonificata e a continuo rischio di bomba ecologica innescata, passasse all’amministrazione di Manfredonia”. Pensiero condivisibile, se si pensa alle tragiche vicende che per circa mezzo secolo hanno messo in ginocchio la Piana di Macchia, a causa della cattiva gestione del territorio da parte del Comune di Monte Sant’Angelo che, egoisticamente e non curante delle necessità altrui, ha voluto che il IV Centro petrolchimico fosse costruito sul proprio territorio, a poco meno di un chilometro da Manfredonia. Non ha pensato minimamente ai danni che avrebbe potuto arrecare al territorio circostante, in particolare a Manfredonia e all’intera Piana di Macchia, com’è accaduto, oltre alla perdita di numerose vite umane. La cosa più sconcertante, senza, peraltro, che si provvedesse alla completa bonifica, “motu proprio” Monte Sant’Angelo ha proposto di installare su parte di quel sito un impianto per la lavorazione della plastica, nonostante la ferrea opposizione dei manfredoniani. Siamo convinti,dunque, che siano state queste le motivazioni che abbiano ispirato Padre Franco ad avanzare la suddetta proposta che ha indotto l’Associazione “La Rinascita possibile” di Monte S. Angelo a chiedere al proprio sindaco se intendesse intervenire per difendere l’Istituzione comunale. Brevissima la risposta del primo cittadino: “Quella di Padre Franco è una provocazione al territorio”. Siamo convinti, però, che la proposta di Padre Franco, trovi riscontro nel fatto che, in tutti questi anni, non ci sia mai stato dialogo tra le due comunità. Da qui la proposta che la Piana di Macchia “passasse all’amministrazione di Manfredonia”, visto che è stata l’unica città ad essere stata colpita. Territorio che dal 1936, prima tenimento di Manfredonia, è passato a Monte S. Angelo. Sarebbe il caso di pensare di mettere da parte campanilismi sterili e che le due comunità pensino a fare quadrato intorno agli annosi problemi che attanagliano la Piana di Macchia e, insieme, risolverli, con un’unica unità d’intenti: salvare definitivamente un territorio già tanto martoriato per restituirlo alla sua naturale vocazione, mettendo al bando un certo tipo d’industria e creare, invece, altre fonti di economia, quella sostenibile. Un’esortazione quindi alle istituzioni a tutti i livelli, di fare presto, tutti insieme, senza creare conflitti anacronistici tra le due popolazioni.
di Matteo di Sabato