FARRATE, scaldatelli, scagliozzi, ma anche ciambott’, cicale ripiene, seppie ripiene e tanto altro: sono alcuni dei prodotti tipici del variegato panorama culinario terra-mare di Manfredonia. Vivande che una volta si realizzavano in casa dalle massaie, ma che da un po’ di tempo, con la progressiva disassuefazione ad armeggiare in cucina, sono diventati prodotti artigianali che vengono messi sul mercato in confezioni a norma delle leggi sulla conservazione dei cibi o presentati nei ristoranti. Prodotti tipici che non hanno alcuna protezione commerciale che ne qualifichi l’origine, le caratteristiche e dunque la qualità. Insomma: non hanno un marchio di fabbrica riconosciuto che ne esalti gli aspetti commerciali.
IL PROBLEMA se l’è posto la Commissione straordinaria al comune di Manfredonia che, con il supporto di Michela Cariglia, esperta in marketing, ha elaborato e approvato il regolamento per la tutela e la valorizzazione delle attività agroalimentari, artigianali e dell’economia del mare istituendo il marchio “De. Co” vale a dire “Denominazione di origine comunale”, che accompagnato al prodotto, ne certifica la identità di tipicità di Manfredonia.
«IL DE. CO. è uno strumento rilasciato dal Comune – spiega Michela Cariglia – di valorizzazione territoriale, una attestazione di tutela del prodotto tipico senza alcuna sovrapposizione con la denominazione di origine controllata. La Commissione straordinaria ha concepito tale strumento che se opportunamente utilizzato, conferisce un valore aggiunto al prodotto che sul mercato può fare la differenza. Esempi emblematici diffusi sono la cipolla rossa di Tropea, il pecorino di Amatrice, la cotoletta alla milanese: sono tutte produzioni riportate sui menù dei ristoranti più prestigiosi».
OLTRE a indicare l’originalità e la provenienza dei prodotti, il De. CO, si propone come mezzo di promozione della località di provenienza del prodotto, nel nostro caso Manfredonia, utile quindi anche ai fini turistici. «Manfredonia è terra di terra e di mare – osserva la Commissaria straordinaria, Francesca Crea – con forti tradizioni che raccontano quelle identità, uno straordinario patrimonio di saperi e sapori che attraverso l’introduzione del De. Co. potrà avere una decisa valorizzazione e costituire un potenziale per uno sviluppo importante del settore agroalimentare e aprire nuovi scenari economici».
MA COME si ottiene il marchio De. Co.? Occorre fare domanda al Comune e compilare il modulo in cui indicare dettagliatamente la composizione, gli ingredienti, le caratteristiche del prodotto; aggiungere cenni storici riguardanti il prodotto, i riferimenti alle aree, a terra e a mare, da cui provengono i singoli prodotti, la successione delle fasi di realizzazione del prodotto finito. Una commissione di esperti valuterà la fattibilità tecnica e la replicabilità del procedimento e se approvato, viene concesso il De. Co. che potrà essere applicato al prodotto.
OGGI più che mai e molto opportunamente, il marchio di qualità non può mancare su un prodotto che aspiri a entrare in un mercato allargato competitivo e sempre più esigente. L’aspetto conseguente all’ottenimento del De. Co. è quello della capacità organizzativa per la diffusione dei prodotti così griffati sul mercato: una carenza piuttosto diffusa e sulla quale occorrerebbe una particolare attenzione da parte degli operatori.
Michele Apollonio