FRA I DATI emersi dalla tornata elettorale del 3 e 4 ottobre scorso, preoccupa quello riferito ai votanti, agli elettori cioè che si sono recati nei seggi a deporre la propria scheda nell’urna elettorale. In provincia di Foggia erano impegnati 13 comuni che complessivamente hanno fatto registrare un’affluenza media di 63,2 per cento. Come noto, il 7 novembre prossimo, fra un mese dunque, toccherà ai manfredoniani indicare chi dovrà sedere a Palazzo San Domenico per governare la città per i prossimi cinque anni.
LE FORMAZIONI in lizza per quella meta, sono sei capeggiate da altrettanti candidati sindaci sostenuti ciascuno da un codazzo di liste in gran parte definite “civiche” come a voler prendere le distanze dai partiti che per la verità, come del resto ha dimostrato il responso elettorale nazionale, non hanno ottenuto i riscontri sperati. Ad eccezione del PD che ha ripreso fiato proprio quando a Manfredonia i seguaci di quel partito hanno ripudiato quel simbolo a ragione delle tante colpe che hanno accumulato in questi decenni di governo cittadino, rifugiandosi in una più anonima lista “dem” affiliata ad un gruppo di altre liste.
UNA VALANGA di elenchi che dovrebbero contenere qualcosa come cinquecento pretendenti al ruolo di consigliere comunale: ne rimarranno solo in 24 tanti quanti siederanno nell’aula consiliare del Municipio. Sarà una gara all’accaparramento del voto che si spera sarà dato in virtù di una scelta ragionata e convinta, tra le proposte politiche presentate e non per una qualsiasi altra ragione al difuori di quell’unica che l’esercizio della democrazia assegna a ciascun elettore in piena libertà.
LA CIRCOSTANZA che il plafond di voti a disposizione della comunità elettorale di Manfredonia sia diminuita, ha reso più prezioso ogni singolo voto. È fin troppo noto l’assottigliamento degli abitanti di Manfredonia sceso al primo gennaio scorso al record negativo di 55.029 unità (statistiche Istat). Nel 2015 erano 57.279 e cinque anni prima 57.455. Numeri ufficiali che vanno riveduti al ribasso considerando i tanti manfredoniani (qualche migliaio?) che hanno rinverdito il penoso esodo migratorio degli Anni settanta. Una discesa destinata ad accentuarsi denunciata dalle statistiche riferite ai nati e ai morti: i primi si sono dimezzati dal 2000 (601/362); i secondi hanno fatto registrare l’andamento inverso.
Una situazione passiva demografica che si riflette ovviamente sulle votazioni. Le ultime due consultazioni amministrative sono esemplari dei cambiamenti avvenuti. Nel 2010 i votanti sono stati 36.733, scesi il quinquennio successivo a 33.068. I voti validi sono stati rispettivamente 35.712 e 31.595. Significativo anche il dato riferito alle schede bianche: 305 e 349; e nulle: 714 e 1.106.
UN CALO di affezione dei cittadini delusi dalle politiche deficitarie a sostegno delle tante problematiche dei cittadini nauseati dalle continue diatribe e controversie anche di carattere giudiziarie (la storia dei consigli comunali è quanto mai drammaticamente esemplificativa) che hanno portato al ben noto, mortificante e penalizzante scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose che ha posto fine ad un ventennio di governo a conduzione Pd. Che sarà alle prossime elezioni?
NON E’ DATO immaginare quale sarà la reazione della popolazione a questo stato di cose e dunque se vorrà veramente dare una svolta decisa e chiara alle sorti della città e suo territorio, col voto del 7 novembre prossimo. Le cose in Italia e nel Mondo vanno cambiando all’insegna del nuovo e del progresso in tutti sensi: Manfredonia dovrà decidere se rimanere abbarbicata ad un vecchio carico di nebulosità e arretratezza oppure pensare seriamente a cambiare rotta e prospettive.
Michele Apollonio