Riprenderanno il 15 ottobre prossimo gli approdi croceristici al porto di Manfredonia. A inaugurarli sarà la motonave belga dal bene augurante nome “La belle dell’Adriatique”, tre mila circa tonnellate di stazza lorda, 110 metri di lunghezza, 50 unità di equipaggio, duecento passeggeri. Il suo arrivo a Manfredonia sarà anche l’occasione per inaugurare l’Infopoint Porto di Manfredonia costruito sulla banchina di ponente del porto storico dalla Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale.
L’abbrivio ad un filone importante dello scalo marittimo di Manfredonia che incentiva un filone turistico dalle grandi prospettive e sul quale Manfredonia conta molto. Va a completare l’offerta del turismo nautico sul quale Manfredonia ha scommesso con la costruzione del capace e moderno porto turistico “Marina del Gargano”.
A darne notizia il presidente dell’AspmAm, Ugo Patroni Griffi, nel corso di una conversazione al Rotary Club Manfredonia, su invito del presidente del sodalizio, Saverio De Girolamo che ha programmato per il suo mandato annuale, «una serie di “caminetti” dedicati – ha annunciato – alle problematiche inerenti alla risorsa mare, quale patrimonio collettivo da tutelare, valorizzare, proteggere e mettere a profitto in maniera ecocompatibile ed ecosostenibile».
E sui temi delle infrastrutture portuali, delle potenzialità e delle prospettive dello scalo marittimo di Manfredonia, ma anche della cantieristica fino al settore pesca e del turismo nautico, si è soffermato il presidente Patroni Griffi. Una rapida carrellata in chiaro oscuro con la quale ha tratteggiato la situazione iniziando da quando l’AspmAm è subentrata all’Autorità portuale autonoma di Manfredonia.
«In città prevaleva un sentimento di sfiducia e diffidenza verso l’Autorità Portuale e rispetto ad una inversione del declino dei porti alti fondali e peschereccio che appariva inesorabile. Abbiamo avviato un intenso lavoro per il recupero delle infrastrutture e la rinascita della portualità inquadrata in uno scenario geopolitico differente e molto più ampio, una macroarea che abbraccia la Daunia e Molise. Il porto di Manfredonia – ha spiegato Patroni Griffi – deve diventare il porto della Molidaunia, con zone franche doganali e funzionale al corridoio adriatico, a quelli transeuropei (che al momento si fermano ad Ancona) e a quello trasversale Adriatico-Tirreno che ci può collegare ai traffici con i Balcani, con l’Oriente e fino alla Via della seta».
Ricordato il finanziamento di 120 milioni di euro per il porto alti fondali rivenienti dal Recovery Plan, Patroni Griffi ha aggiunto che «Anche il porto commerciale sarà oggetto di interventi, finanziati con i fondi europei per la pesca, che riguarderanno la messa in sicurezza, i servizi, i controlli ai punti di sbarco, la realizzazione di aree coperte per la riparazione delle reti, depositi e magazzini”. Tra le priorità, il presidente ha indicato il dragaggio dei fondali quale intervento fondamentale e condizionante «senza adeguati fondali – ha affermato – non è possibile attuare nuovo traffico e senza dragaggi manutentivi non è possibile mantenere nemmeno quello esistente. Occorre procedere alla semplificazione della normativa che attualmente regola queste operazioni. C’è molto pressapochismo – ha lamentato – rispetto alla gestione di un porto che non è affatto cosa semplice, è come gestire una città nella città e disporre del procedimento unico con cui può modificare o derogare anche agli strumenti urbanistici come il PRG. Rispetto all’idea di sviluppo portuale esiste un fraintendimento che va superato: iper specializzare il porto in una sola attività porta al default, come sta avvenendo per Civitavecchia. Il porto dev’essere polifunzionale e sostenibile e la sostenibilità ambientale deve bilanciarsi con quella sociale”.
Michele Apollonio