Lunedì 4 Novembre 2024

IL MELOGRANO: Il frutto della Grande Madre (di A. Caroleo)

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Il   melograno e il suo frutto: la melagrana, ha segnato, per le sue caratteristiche, molte credenze non solo popolari ma anche mitologiche.

I  Latini lo chiamavano malum punicum, ovvero  melo fenicio perché credevano che provenisse dall’area siro-fenicia. In realtà l’alberello, botanicamente chiamato Punica granatum ,proviene da una vasta zona comprendente l’India  e il Caucaso estendendosi  poi  in Asia  Minore  e nell’area del Mediterraneo.

Nella mitologia arcaica fu attribuito alla Grande Madre, regina del Cosmo, nel suo duplice ruolo di Colei che dà la vita e Colei che la toglie. La melagrana era simbolo  sia di Fecondità che di Morte. Molte melegrane di argilla sono state rinvenute nelle tombe magno greche dell’Italia Meridionale (Calabria.,Sicilia….)

L’iconografia classica ritrae spesso Kore (Persephone) con il fiore o il frutto del melograno in mano . Il frutto appare in molte terrecotte  provenienti  da Rodi in Grecia, Cos,Melos. Da Locri Epizephiri  (mia città natale) dove un santuario extraurbano (Località Mannella) era dedicato a Persefone, proviene una tavoletta in terracotta (Pinakes) che raffigura  la dea giovinetta con il frutto e il fiore  del melograno in mano.

 

 

 

La melagrana, per questi suoi significati entrò a far parte  dei grandi Misteri Eleusini.

Fu  anche il simbolo della tradizione mediterranea precristiana  del rinnovarsi del cosmo .

Nell’Antico Testamento il frutto del melograno ha simboleggiato la Femminilità :

 

“Come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il velo”  (Ct. 4,3)

 

dice il Diletto all’Amata  nel Cantico dei  Cantici. Nel Medio Evo la melagrana  ispirò una simbologia della Chiesa  che unisce in sé , in una sola fede, popoli diversi   immaginati come chicchi, che evocano anche la ricchezza dei Martiri  e dei Misteri della Chiesa.

Una melagrana aperta , con la pienezza dei suoi semi, è un attributo dell’Amore misericordioso del Cristo che si dona.

Nell’Arte  questo simbolismo è stato  variamente rappresentato.

 

A Capaccio, nei pressi di Paestum, vi è il Santuario della Madonna del Granato”,  una statua della Vergine che tiene il frutto con la mano destra come uno scettro. A pochi  metri da questo, vi  sono i templi greci di Paestum dedicati a Hera dove sono state rinvenute immagini  della dea  con i fiori e i frutti di melograno.

 

 

 

E’ quindi una continuità credenziale, una trasposizione tra la Grande Madre dei Greci e la Vergine Maria.

E’ lecito supporre che la Madonna del granato di Paestum  sia sincreticamente la Vergine che con le sacre nozze  si trasforma nella genitrice del Figlio apportatore di fecondità spirituale a tutta l’Umanità e di Amore misericordioso  donati agli uomini ai quali offre i chicchi di salvezza, spesso avvicinati per il loro colore rosso alle salvifiche gocce del Sangue del Cristo sulla Croce e nella  Passione.

Nella “ Madonna della melagrana di Sandro Botticelli il frutto aperto  con i chicchi è sostenuto  da una mano della Madonna, mentre  il Figlio vi appoggia la sinistra e con la destra benedice.

 

 

Altra bellissima opera  è la ” Madonna con la melagrana” di Jacopo della Quercia : una bellissima statua in marmo nella quale la Vergine regge con la mano il  frutto del melograno.

 

 

E  come non ricordare nella letteratura  lo struggente  “Pianto antico”  del Carducci:

 “L’albero a cui tendevi

La pargoletta mano,

 Dà bei vermigli fiori…”

 

 

Aldo Caroleo, Archeoclub Siponto,  ottobre  2017.

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