Il melograno e il suo frutto: la melagrana, ha segnato, per le sue caratteristiche, molte credenze non solo popolari ma anche mitologiche.
I Latini lo chiamavano malum punicum, ovvero melo fenicio perché credevano che provenisse dall’area siro-fenicia. In realtà l’alberello, botanicamente chiamato Punica granatum ,proviene da una vasta zona comprendente l’India e il Caucaso estendendosi poi in Asia Minore e nell’area del Mediterraneo.
Nella mitologia arcaica fu attribuito alla Grande Madre, regina del Cosmo, nel suo duplice ruolo di Colei che dà la vita e Colei che la toglie. La melagrana era simbolo sia di Fecondità che di Morte. Molte melegrane di argilla sono state rinvenute nelle tombe magno greche dell’Italia Meridionale (Calabria.,Sicilia….)
L’iconografia classica ritrae spesso Kore (Persephone) con il fiore o il frutto del melograno in mano . Il frutto appare in molte terrecotte provenienti da Rodi in Grecia, Cos,Melos. Da Locri Epizephiri (mia città natale) dove un santuario extraurbano (Località Mannella) era dedicato a Persefone, proviene una tavoletta in terracotta (Pinakes) che raffigura la dea giovinetta con il frutto e il fiore del melograno in mano.
La melagrana, per questi suoi significati entrò a far parte dei grandi Misteri Eleusini.
Fu anche il simbolo della tradizione mediterranea precristiana del rinnovarsi del cosmo .
Nell’Antico Testamento il frutto del melograno ha simboleggiato la Femminilità :
“Come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il velo” (Ct. 4,3)
dice il Diletto all’Amata nel Cantico dei Cantici. Nel Medio Evo la melagrana ispirò una simbologia della Chiesa che unisce in sé , in una sola fede, popoli diversi immaginati come chicchi, che evocano anche la ricchezza dei Martiri e dei Misteri della Chiesa.
Una melagrana aperta , con la pienezza dei suoi semi, è un attributo dell’Amore misericordioso del Cristo che si dona.
Nell’Arte questo simbolismo è stato variamente rappresentato.
A Capaccio, nei pressi di Paestum, vi è il Santuario della “Madonna del Granato”, una statua della Vergine che tiene il frutto con la mano destra come uno scettro. A pochi metri da questo, vi sono i templi greci di Paestum dedicati a Hera dove sono state rinvenute immagini della dea con i fiori e i frutti di melograno.
E’ quindi una continuità credenziale, una trasposizione tra la Grande Madre dei Greci e la Vergine Maria.
E’ lecito supporre che la Madonna del granato di Paestum sia sincreticamente la Vergine che con le sacre nozze si trasforma nella genitrice del Figlio apportatore di fecondità spirituale a tutta l’Umanità e di Amore misericordioso donati agli uomini ai quali offre i chicchi di salvezza, spesso avvicinati per il loro colore rosso alle salvifiche gocce del Sangue del Cristo sulla Croce e nella Passione.
Nella “ Madonna della melagrana “ di Sandro Botticelli il frutto aperto con i chicchi è sostenuto da una mano della Madonna, mentre il Figlio vi appoggia la sinistra e con la destra benedice.
Altra bellissima opera è la ” Madonna con la melagrana” di Jacopo della Quercia : una bellissima statua in marmo nella quale la Vergine regge con la mano il frutto del melograno.
E come non ricordare nella letteratura lo struggente “Pianto antico” del Carducci:
“L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Dà bei vermigli fiori…”
Aldo Caroleo, Archeoclub Siponto, ottobre 2017.